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Attualità lunedì 11 gennaio 2016 ore 16:25

Da Roma e Milano per vivere nel borgo condiviso

Foto di Consuelo Conte

Il progetto di cohousing di sei famiglie che vivono in Valdera riscuote sempre più successo. Nell'incontro di domenica molte persone interessate



PONTEDERA — Il progetto Cohousing Pontedera riscuote interesse anche fuori dalla Toscana. Dopo l'incontro pubblico di ieri nella zona in cui sorgerà il borgo (“Stiamo pensando anche a un nome” ha detto uno dei cohouser), a cui hanno partecipato una ventina di persone interessate ad entrare nel progetto (che ha un costo di circa 230mila euro a famiglia), una delle prime partecipanti, Monica Baldini, ha detto: “Nonostante il tempo e il fango erano presenti diverse persone interessate, tra le quali anche membri di altri progetti di cohousing che non stanno riuscendo a realizzare a Firenze e a Cecina”.

L'iniziativa di questo gruppo pontederese ha suscitato interesse oltre i confini regionali: “Aspettiamo nei prossimi giorni altre persone che non sono riuscite a raggiungerci. Arriveranno da Roma, Bolzano, Mestre, Milano e Treviso. Alcuni si sono detti già sono fortemente intenzionati ad entrare nel gruppo”.

Il progetto, nato nel 2012, ha subito uno scatto decisivo proprio in queste settimane, con l'acquisto dei 2,5 ettari di terreno nelle campagne tra La Rotta e la tenuta Varramista (qui le foto): “Dopo quasi quattro anni di impegno – ha proseguito - da parte di tutti coloro che nel tempo hanno fatto parte del gruppo è un'emozione davvero grande iniziare a concretizzare. Entro il mese di gennaio avremo costituito la cooperativa edilizia e completato gli atti per l'acquisto del terreno”. A quel punto il momento più atteso: “Potremo finalmente dedicarci alla progettazione vera e propria del borgo e delle case, grazie anche all'architetto Luca Paparoni e al costruttore Marco Finocchiaro”. Se i nuclei aumenteranno (adesso sono sei) oltre alle case verranno costruiti degli spazi condivisi come uno spazio poliedrico con biblioteca, una lavanderia e una falegnameria.

Per Baldini e gli altri componenti sono stati anni di impegno: “Parlare con le persone di altri gruppi di cohousing in difficoltà ci fa rendere conto che l'impegno che abbiamo tutti sostenuto è stato grande e costante, e il successo non era affatto scontato. La nostra più grande risorsa è stato il gruppo: ognuno di noi (e parlo anche di chi ha fatto parte del gruppo solo per un periodo e poi ha abbandonato) si è sempre speso per le proprie capacità e competenze con l'obiettivo chiaro di andare verso la realizzazione del progetto”. Le case dovrebbero essere pronte entro il 2017.

René Pierotti
© Riproduzione riservata


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