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Cronaca domenica 02 febbraio 2014 ore 17:18

Ponsacco, una domenica nel fango: "Non si vedeva tanto ‘macello’ dalla guerra”

Solidarietà tra i cittadini per riportare Val di Cava alla normalità, tutti a pulire. Le ruspe lavorano. Molti gli interrogativi sulle cause



PONSACCO — Maniche rimboccate, volti tirati e indumenti sporchi di fango. Si continua ininterrottamente a lavorare nelle strade colpite dall’esondazione dell’Era, che venerdì ha messo in ginocchio un intero quartiere di Ponsacco. Mobili ammassati ai bordi delle strade, motorini, automobili ed elettrodomestici da buttare, via Donizetti, eccezionalmente teatro dello “struscio” domenicale, sembra un campo di battaglia all’indomani del grande scontro. L’acqua e il fango si sono portati via tutto: garage, taverne e case, dove i residenti a piano terra non sono riusciti a salvare quasi nulla. In uno scenario apocalittico, che lascia inorriditi persino gli anziani che “non vedevano tanto ‘macello’ dal passaggio della guerra”, Ponsacco però riscopre il senso della solidarietà. “Siamo andati ad aiutare alcuni amici che hanno una casa in via Donizetti e che hanno avuto due metri d’acqua nel garage interrato – racconta una coppia di coniugi che è scampata all’esondazione dell’Era -. A noi è andata bene. Viviamo in via Puntale e siamo rimasti isolati quando l’ondata ha invaso via Chiavaccini. L’acqua però non è arrivata fino alla nostra casa, siamo stati fortunati... però quando la strada è stata liberata e siamo andati in giro a vedere che cosa era successo, non potevamo credere ai nostri occhi: una distesa di fango, detriti e acqua putrida che ristagnava in ogni dove, uno scenario orribile. Persone che piangevano, bambini impauriti e nessuno che sapesse cosa fare. Allora siamo tornati a casa, ci siamo messi abiti vecchi e stivali di gomma e siamo tornati ad aiutare i nostri concittadini”.

E non è andata meglio agli esercizi commerciali di via Battisti. Il fango e l’acqua hanno invaso i negozi, lasciando i proprietari impotenti ai bordi della strada ad aspettare soltanto che passasse l’ondata. Ma quando si è trattato di rimboccarsi le maniche persino, i “concorrenti” sono scesi in campo senza batter ciglio e hanno dato una mano, com’è accaduto a due ragazze proprietarie di un negozio di estetica. Ad aiutarle a pulire e salvare il salvabile, infatti, sono state altre due estetiste di un esercizio concorrente, che si sono messe insieme a loro a spalare via il fango.

Oltre il triste volto di chi deve fare i conti sulla propria pelle con quel che resta dell’alluvione, ci sono però molte domande che attanagliano i cittadini. Perché quella porzione di argine, lunga circa 20 metri, si è staccata dalla base come un pezzo di burro? Perché chi ha il compito di verificare lo stato di salute dei nostri argini, spesso soggetti a piene, non si è accorto dell’indebolimento di quella parte? Sono davvero state le nutrie che, scavando le proprie tane nell’argilla, hanno reso vulnerabile quel tratto? Le domande sono molte, certo, per adesso, ci sono le ruspe al lavoro per coprire quella falla, sperando che le piogge previste per i prossimi giorni non creino altri guai. 

Federica Antonelli


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