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L'abiura di Galileo

di - giovedì 28 agosto 2025 ore 08:00

Le meraviglie di Venere

Era il 1609. Galileo visitava l’Arsenale di Venezia attratto dalle macchine tecniche dei costruttori di navi. La sede della sua cattedra universitaria era relativamente vicina, a Padova, dove ferveva un dibattito filosofico e scientifico assai vivace.

Galileo seppe da conoscenti viaggiatori che in Olanda era stato inventato uno strumento capace di ingrandire le cose e che permetteva di riuscire a vederle da notevoli distanze. Ne costruì uno sfruttando le sue conoscenze e l’abilità dei vetrai della città lagunare.

Con il cannocchiale lo scienziato si guardava intorno e si dilettava ad ammirare la bellezza della giovane moglie di un mercante che, non potendo immaginare di essere vista da lontano, nella sua camera si spogliava con piena libertà.

Una notte la donna si era eclissata in un’altra stanza e Galileo, in attesa del suo riapparire, puntò lo strumento verso il cielo stellato, illuminato dalla luna. Restò sbalordito. Intorno a Giove orbitavano dei satelliti; la luna non era liscia ma sulla sua superficie c’erano monti e crateri. Oltre alle meraviglie di Venere. Erano scoperte!

Si ricordò che a Ferrara e Padova aveva soggiornato e studiato Copernico e di certe sue idee sul movimento dei corpi celesti, confermate dalle sue osservazioni. Ma per lui c’erano in arrivo dei dispiaceri.

Non sappiamo come, forse fu una servetta chiacchierona che aveva notato un curioso riflesso della lente, ma si sparse la voce del fatto. Una voce pericolosa che non tardò a essere raccolta dalle spie dell’Inquisizione.

Poco tempo prima Giordano Bruno era stato condannato e ucciso. Aveva fatto un paragone inaccettabile per la morale. L’uomo che s’interroga, a suo dire, è come Atteone che sorpresa Diana nuda durante il bagno circondata dalle ninfe è punito con la trasformazione in cervo ed è sbranato dai propri cani, da cacciatore a preda. L’eros è il movente di una ricerca ai limiti dell’umano, fino a confondersi con la Natura.

Il tribunale convocò Galileo accusato di aver guardato senza veli una donna, la sua nudità proibita. Per salvarsi fu costretto a giurare il falso. Dichiarò solennemente di aver scrutato solo il cielo e che mai avrebbe rivolto il suo strumento in direzione di una signora sposata che trovava, per inciso, senza attrattive. Era un’abiura di cui si vergognò.

Un anno prima della morte Galileo sarebbe divenuto cieco. Non avrebbe più potuto incorrere in quella lieve debolezza che poteva costargli la vita. O forse fu un grave peccato? aver osato guardare la Verità, che, com’è noto, è nuda.

Nicola Belcari

P. S. La bibliografia? Le fonti? Questa è controstoria! È subcultura Whale-tail! Non ha certe fisime.


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