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Vanity fair

di - mercoledì 10 novembre 2021 ore 07:30

La Vanità: tutti ne siamo vittime. Nessuno escluso.

Tanto è caduta in disuso come parola quanto invece è più che mai diffusa (i social le offrono occasioni continue e prima impensabili). I più consapevoli, infatti, che ammettono di subirne un pizzico “postando” le loro cose, usano il termine di narcisismo. Ma questo è amore di sé: perché dovrebbe voler suscitare l’amore degli altri? È invece il vanitoso che vuole essere ammirato.
Il mondo nostro intero è la città-palcoscenico dove si svolge la “Fiera della Vanità”. I social ne sono solo una vetrina. O un mercato, dove ognuno offre la sua merce. Una bottega al dettaglio, una botteguccia enorme, potenzialmente planetaria.

La pastasciutta sale agli onori della cronaca soltanto se d’autore: pochi saranno disposti a documentare di essersi arrangiati per cena con pane e cipolla o addirittura con una mozzarella scaduta. Si va dalla “cacio e pepe” alla luna di Bologna, fino ai tramonti sul mare, aperitivo di sesso coniugale.
La percentuale di foto in costume da bagno è assai più alta rispetto alle ore trascorse con tale indumento, ma si spiega col fatto che pochi sono gli appassionati della montagna.

Se tutti subiamo le lusinghe della Vanità, allora conta il come e il quanto. Essa va da esserne sudditi miserabili a innocenti cedimenti, da condizionamenti sopportabili all’insulsa e frivola ostentazione, nonché compiacimento, di se stessi, fino addirittura ad azioni turpi e disdicevoli.

Si può misurare dal tempo che passiamo davanti allo “specchio”, alla lettera o per via di metafora. Le miroir est le vray cul du Diable.

Non ne fa sfoggio l’attempato magnate quando passeggia o entra in un locale accompagnato da una giovane donna di travolgente bellezza e superiore eleganza? E gli sguardi d’invidia lacerante degli astanti valgono un godimento freddo che anticipa e contribuisce a quello che forse seguirà, all’insegna del viagra e di un assegno a parecchie cifre.

Essa fa venir meno con odiose confidenze all’assoluta riservatezza a cui sarebbe tenuto un gentiluomo, degno di tale titolo, sui favori che una dama ha avuto la generosità di concedere.

Per essa la signora in là con gli anni ancora piacente dichiara guerra al reo tempo che l’avvia sul viale del tramonto. Vuole sparare le ultime cartucce? Non si rassegna al declino incombente del quale nemmeno percepisce le avvisaglie?
Tutti sanno quanto contribuisca all’acquisto dell’auto, delle scarpe e alla scelta delle vacanze.
È la vanità che mi spinge a copiare su Facebook i link degli articoli che scrivo per darne avviso a riottosi “amici” che feriscono il mio amor proprio ignorandoli. È la giusta punizione e me la merito.


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