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Attacchi al Papa,belle donne,lista morosi:è l'Eco

di - giovedì 26 marzo 2015 ore 14:55

'Si parla da vario tempo e con insistenza della partenza del Papa da Roma!... Prima si diceva andava in Spagna, adesso vien la volta della Francia... Noi crediamo fermamente che siam tutti discorsi perché siccome il Papa come sta bene a Roma non lo starebbe in nessun altro luogo, così egli siam certi, da furbo com'è, non si muoverà, come del resto, scommettiamo, non si sarà mai neppure sognato di muoversi... '. 

Nel 1889 il Papa Leone XIII, succeduto da dieci anni al famoso Pio IX che un quarto di secolo prima aveva attraversato la Valdera nel suo viaggio verso Volterra, se ne stava ancora sdegnosamente autosegregato in Vaticano perché Roma, conquistata nel '70 dai bersaglieri attraverso la breccia di Porta Pia, era ormai la capitale dell'Italia. 

Correvano però voci che volesse rifugiarsi all'estero, questione allora assai dibattuta e di cui si occupò anche L'Eco della Valdera, giornale pecciolese che ebbe anni di notorietà provinciale e toscana. Era un foglio risorgimentale, anticlericale, o comunque anti papale, e progressista (è' stato ristampato in un bel volume dal comune di Peccioli di cui consigliamo la lettura agli appassionati di storia, locale e no, perché è una vera chicca) come dimostra la stilettata al Papa. 

Era firmata 'Alfredo', probabilmente uno degli pseudonimi usati dal proprietario-direttore-editore Alfredo di Sandro, uomo e giornalista sempre alle prese con problemi economici ma di carattere fiero, litigioso e libertario. Caratteri che nel bene o nel male restano ancora ai pecciolesi veraci. Un giornale dove ci si occupava del Papa ma anche delle beghe paesane. Il di Sandro, a esempio, ce l'aveva (forse perché non aveva ottenuto il mutuo per la sua attività) col direttore della neonata filiale locale neonata, e ora lanciatissima, Banca Popolare di Lajatico, fondata dal garibaldino e medico comunale Guelfo Guelfi per aiutare la popolazione a vincere la povertà. 

Mentre il corrispondente di Marti, tal 'Capriccio' era in feroce polemica con un livornese che dopo una visita in paese si era permesso di dire e scrivere che 'Marti somiglia a Toiano e le donne martigiane sono brutte...'. In tema di donne, il Di Sandro si inebriò invece dopo una cena ricca di tante belle ragazze in cui si festeggiava la vendemmia, dispiacendosi però, e scrivendolo, che per la notte l'attendeva a casa la moglie... 

L'avversario dell'Eco e del di Sandro era 'L'Elettrico', giornale conservatore pisano che l'Eco riusciva a battere in copie con i suoi attacchi pesanti e senza mezzi termini (oggi fioccherebbero querele e anche allora ce ne fu qualcuna). La più grande campagna di stampa del Di Sandro fu per avere una ferrovia anche in Valdera, idea ripresa anche recentemente dal sindaco Renzo Macelloni ma senza che spunti ancora nessun binario. 

Il capolavoro del Di Sandro, almeno per noi, è però le pubblicazione di nomi e cognomi, dopo tante minacce e ultimatum, di chi non pagava l'abbonamento. Una lista di proscrizione oggi impensabile ma che fa riflettere sul concetto della morosità, soprattutto nei confronti di un prodotto, come un giornale, non indispensabile.


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