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Attualità lunedì 25 agosto 2014 ore 11:58

Femminicidio, fenomeno antisociale da combattere

Appello della cgil Toscana alle ministre del governo. Formazione e pari opportuna la soluzione contro una piaga sociale



TOSCANA — "L'Italia è un posto in cui esistono ancora uomini che non concepiscono altro mezzo per rapportarsi e socializzare con le donne che non sia la violenza, in tutte le sue forme, nel possesso di donne e figli concepito fino all'estremo violento. Vogliamo denunciare, urlare con tutta la nostra forza il nostro No a tanta barbarie".Con queste parole Anna Maria Romano, del Coordinamento Donne Cgil Toscana, dà voce a chi non ne può più di sentire ogni giorno storie di donne massacrate solo per il solo fatto di 'essere donne'. 

"Bisogna guardare in faccia fino in fondo la questione e decidere di rimuoverne le cause profonde - continua la Romano -. Uno Stato civile non può che voler fare questo. Riconoscere il femminicidio come odioso fenomeno antisociale è un passo necessario per chiamare le cose con il proprio nome e prendere atto della realtà: la donna viene ancora uccisa 'in quanto donna'. E tanta violenza sulle donne non è frutto di raptus, ma dalle relazioni di genere. E l’incapacità di adattare un’ottica di genere si riflette in un’inadeguatezza delle misure di contrasto. Il femminicidio è prima di tutto un problema sociale che lo Stato non deve esclusivamente considerare una questione solo da reprimere penalmente”. 

Secondo la Romano quello di cui c'è bisogno, sono le condizioni necessarie a garantire le pari opportunità in ogni ambito della vita di questo Paese. A partire dal combattere pubblicamente, senza remore, ogni abuso del corpo delle donne. "Sarebbe servito l'esempio della ribellione delle Ministre - tuona la Romano - in formazione numericamente paritaria nel Governo in carica, all'uso del loro corpo esposto nelle pagine dei giornali nella classifica di Miss Governo". 

E' necessario parlare con chiarezza di educazione alla parità di genere sin dalla scuola materna. Per il Coordinamento Donne Cgil Toscana la strada della soluzione è: organizzare formazione mirata per i docenti, gli operatori sanitari e sociali, le forze dell’ordine, i magistrati, i giornalisti. "C’è una risposta inadeguata da parte dello Stato nel non dare alle sue azioni in questo ambito carattere strutturale e culturale - conclude la Romano-. Le Donne della Cgil Toscana le idee le hanno forti e chiare: vogliamo essere ascoltate, prima del prossimo pubblico, istituzionale cordoglio”.


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