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Attualità sabato 03 novembre 2018 ore 08:00
Restaurato il fonte battesimale del 1468
I lavori eseguiti grazie alla donazione di una famiglia santamariammontese. Lo scorso 26 ottobre la presentazione nella Pieve Collegiata
SANTA MARIA A MONTE — “Questo Battistero è tutto di marmo bianco di forma ottangolare, con figurine a basso rilievo, il tutto condotto con gran diligenza...”. Con tali parole nel 1745 Valentino Felice Mannucci, podestà di Castelfiorentino con la passione per i viaggi tipica dl Settecento, descrisse il Fonte Battesimale di Santa Maria a Monte, realizzato nel 1468 da Domenico Rosselli detto “Il Rossello”.
Venerdì 26 ottobre nella Pieve Collegiata di San Giovanni Evangelista si è svolta la cerimonia di presentazione alla collettività dei restauri condotti sull’opera, resi possibili grazie al munifico contributo di una famiglia santamariammontese. Di fronte ad un buon numero di persone, la serata è stata un’occasione preziosa non solo per parlare di questa piccola “perla” artistica, ma anche per accendere i riflettori sulla bellezza.
Una bellezza affrontata in ogni suo aspetto, a partire da quello musicale. Grazie alla presenza di Carlo Fermalvento, Direttore della Cappella Musicale della Cattedrale di San Miniato, e Marta Corti, soprano della stessa Cappella Musicale, la serata è stata aperta e scandita da interventi con canti gregoriani dedicati al tema pasquale, strettamente collegato al fonte.
L’incontro ha visto l’intervento di numerosi relatori. Dopo quello in apertura di Ilaria Parrella, Sindaco di Santa Maria a Monte, focalizzato ad introdurre il contesto storico, è stata la volta di Don Bruno Meini, Proposto della Collegiata. Mettendo in luce il significato religioso-teologico-spirituale, ha spiegato le ragioni per cui i fonti battesimali spesse volte si trovino all’ingresso della chiesa e siano contraddistinti dalla forma ottagonale.
A seguire, la Dott.ssa Mariagrazia Ristori, Funzionario Storico dell’Arte della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le Province di Pisa e Livorno, ha indagato sia l’artista – che ebbe modo di operare in San Petronio a Bologna e nel Palazzo Ducale di Urbino – sia l’opera, composta da sette specchiature raffiguranti le tre Virtù Teologali e le quattro Cardinali, oltre alla formella con il Battesimo di Cristo, sorprendentemente analoga al dipinto del Verrocchio.
Hanno concluso i tre restauratori i quali, ognuno nel suo settore di intervento, hanno portato all’attenzione le criticità del restauro: Massimo Moretti per la parte lapidea, contraddistinta dalla pulitura dei marmi dalla patina di sporco depositatasi nei secoli; Marco Cigolotti per il ripristino delle pitture murali della cappella, attribuibili in parte alla mano dell’Ademollo; Stefania Avanzinelli per il consolidamento del coronamento ligneo del piccolo battistero.
Dagli interventi è emerso come particolarmente interessante siano le vicende connesse agli spostamenti del fonte all’interno della chiesa. Unica opera pensata, progettata e realizzata per la Collegiata all’indomani dell’abbandono della Pieve di Rocca, a partire dalla metà del Settecento il piccolo Battistero viene descritto in una sorta di “navatella” destra, oggi non più presente, prima di essere collocato nella posizione dove tutt’oggi è visibile. Ulteriori ricerche sono auspicabili per chiarire la sistemazione quattrocentesca dello stesso, che potrebbe apportare nuove risultanze anche sulla conformazione della chiesa nel XV secolo.
Al termine, tutti i presenti si sono recati presso la cappella del Fonte Battesimale, dove è avvenuta la cerimonia della scopritura. Un applauso spontaneo è scaturito dalla visione del candore ridonato all’opera: non ci sbaglieremmo se volessimo accostare questo simbolo ad un saluto che la tutta la comunità rivolge a chi si trovasse a varcare la porta della chiesa. Quasi fosse un saluto di benvenuto che da oggi, grazie al sapiente restauro che ha restituito nuova luce al complesso, tutti porgiamo con più calore e, perché no, anche con più orgoglio.
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