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Donne...quanta strada ancora

di - venerdì 03 novembre 2023 ore 08:21

Si parla molto del modo in cui gli uomini si rivolgono alle donne, anche nei contesti pubblici. Non si può certo generalizzare, ma frasi come era svestita, se l’è cercata, oppure io tradisco mia moglie sempre, tanto lei non se ne accorge, o ancora faccio figli tanto non sono io che devo rinunciare alla carriera, lo farà lei, solo per citarne alcune, sembrano essere ormai all’ordine del giorno.

Ma quelle che più mi colpisce è il linguaggio che le donne usano verso le altre donne. E mi sembra sempre più duro, giudicante e colpevolizzante. Da uomini che odiano le donne, pare essere arrivato il momento di donne che odiano le donne. E lo si vede ovunque.

Passeggi per il centro città, ti soffermi a guardare le vetrine oppure a scrivere un messaggio e se rimani in ascolto senti il commento al vetriolo di qualche donna verso un’altra. Spesso sono giudizi sull’aspetto fisico o sull’abbigliamento, come se dovesse essere qualcun altro o qualcun’altra a doversi arrogare il diritto di dirci cosa possiamo o meno indossare. Ma non è solo l’estetica ad essere messa in croce. Spesso è tutto l’universo di valori che una donna porta con sé ad essere oggetto di scherno, anche se velato.

Ne sono un esempio i consigli non richiesti dati da donne che si sono magari trovate in una situazione analoga, sulla carta, a quella di altre e questo elemento in comune risulta sufficiente a far sì che si sentano in diritto di salire in cattedra e dire cosa dovrebbe fare l’altra persona. Un po' come diceva De Andrè, la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio! Prendiamo alcune possibili situazioni. Sto studiando all’università e contemporaneamente lavorando perché magari la mia condizione familiare e personale lo rende necessario, e un’altra che ha fatto la mia stessa facoltà se ne esce dicendo che non ha senso lavorare, che sì guadagni qualcosa adesso ma tanto poi dopo rimani indietro con gli studi e allora hai buttato via il tempo, aggiungendo che devi fare come lei che si è laureata in pari e non ha mai lavorato. Come vedete non è più un consiglio, ma è un giudizio vero e proprio! La comunicazione è: tu stai sbagliando a fare quello che fai, io so cosa va fatto, tu devi seguire le mie orme. Il tutto senza conoscere il contesto specifico dell’altra persona. Altri esempi si possono fare rispetto alla gestione della famiglia, degli eventuali figli o dell’eventuale partner. Se lavori e pensi a strutturare una carriera, qualcuna sarà lì pronta a dirti che sbagli e che la carriera non è tutto e che ti perdi altri aspetti importanti della vita, se non lavori altre ancora saranno pronte a dire che non devi dipendere dal partner e che potevi pensare di più a te. Per non parlare di ciò che le donne possono dire alle altre donne rispetto alla gestione della maternità, contesti nei quali si parla di vero e proprio MUM SCHAMING.

E potremmo continuare all’infinito…il fatto è che come la fai sbagli e qualcuna sarà lì pronta a fartelo notare.

Io credo che sarebbe necessaria una maggiore igiene linguistica accompagnata da un sano ed autentico rispetto dell’altro. Se una persona, se un’altra donna, non ci sta chiedendo niente, possiamo evitare di far cadere dall’altro i nostri consigli. E se proprio vogliamo esprimere un parere, pensiamo sempre che tale deve essere e non deve diventare un giudizio. I punti di vista diversi arricchiscono. Le imposizioni limitano. Sempre.


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