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Cronaca mercoledì 05 febbraio 2014 ore 21:40

I ricercatori inventano la protesi del futuro

Dalla ricerca del Sant'Anna in collaborazione con gli scienziati svizzeri arriva la protesi che cambierà la vita di chi ha perso un arto



PONTEDERA — Una protesi rivoluzionari, chi la indossa può sentire forma e consistenza degli oggetti quando li tocca, anche grazie all’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna.

Nove anni dopo il suo incidente, il danese Dennis Aabo Sørensen è diventato il primo amputato nel mondo a percepire informazioni sensoriali raffinate e quasi naturali, in tempo reale, grazie a una mano protesica ad elevato impatto sensoriale che gli è stata collegata, chirurgicamente, ai nervi del suo arto superiore.

Silvestro Micera e il suo team dell'Epfl (Svizzera) e l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna hanno sviluppato la rivoluzionaria reazione sensoriale che ha permesso a Sørensen di percepire di nuovo sensazioni durante la manipolazione degli oggetti. Un prototipo di questa tecnologia bionica è stato testato a marzo 2013 durante un processo clinico al Policlinico Gemelli di Roma, sotto la supervisione clinica di Paolo Maria Rossini.

“Il feedback sensoriale è stato incredibile - racconta il 36enne amputato della Danimarca -. Ho potuto toccare cose che non ero riuscito a sentire in oltre nove anni. Indossando una benda sugli occhi e tappi per le orecchie, potrebbe dire con quanta forza stia afferrando un oggetto, oltre alla forma e alla consistenza di diversi oggetti, usando la sua protesi di mano.

“Quando ho afferrato un oggetto, ho potuto avvertire se fosse morbido o duro, tondo o quadrato”, aggiunge.

Silvestro Micera e il suo team hanno “rafforzato” la protesi di mano con sensori che rilevano le informazioni riguardanti il contatto. Ciò è stato realizzato misurando la tensione all’interno dei tendini artificiali che controllano il movimento del dito, trasformandola in corrente elettrica.

Ma questo segnale elettrico è troppo “grosso” affinché possa essere percepito dal sistema nervoso. Utilizzando algoritmi computerizzati, gli scienziati hanno trasformano il segnale elettrico in un impulso che i nervi sensoriali riescono a interpretare. Il senso del tatto è stato realizzato inviando in maniera digitale il segnale raffinato, attraverso i cavi di quattro elettrodi che sono stati impiantati in maniera chiruirgica in ciò che rimane dei nervi dell’arto superiore di Sørensen.

“Eravamo preoccupati per la ridotta sensibilità dei nervi di Dennis visto che non erano più stati utilizzati da oltre nove anni”, aggiunge Stanisa Raspopovic, primo autore e scienziato all'Epfl e l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna. Queste preoccupazioni si sono affievolite non appena gli scienziati hanno riattivato correttamente il senso del tatto di Sørensen.


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