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​Il babydoll maculato.

di - lunedì 02 novembre 2020 ore 09:42

L'addetta all'ufficio corpi di reato era intenta ad annotare il sequestro, eseguito dagli investigatori, dopo l’ennesimo caso di atti persecutori:

1. un babydoll maculato;

2. un perizoma di colore rosso;

3. un paio di calze a rete;

4. una minigonna di colore nero.

La segretaria, nel trascrivere l’elenco, scuoteva la testa incredula.

La denunciante li aveva rinvenuti in una busta appesa allo specchietto dell'auto. Oltre ai capi di abbigliamento vi era un biglietto con la frase "per mercoledì". Nei giorni precedenti aveva ricevuto delle lettere con su scritto apprezzamenti ed “appuntamenti al buio” dove avrebbe dovuto presentarsi in minigonna e scarpe con tacco dodici.

L’anonimo la invitava a indossare tutto quello che aveva trovato nella busta lasciata appesa, a truccarsi bene e mettere una camicia bianca che avrebbe dovuto tenere ben sbottonata. Inoltre la invitava, sempre di mercoledì pomeriggio, a presentarsi nei pressi dell’ingresso del centro commerciale e la esortava a non coprirsi con giacconi o cappotti lunghi e si raccomandava "lasciati i capelli sciolti".

I messaggi li aveva impostati nella cassetta collocata nell’androne del palazzo. In ognuno di essi ribadiva che l'aspettava davanti all'ingresso dell’ipermercato, che avrebbe voluto vederla con la minigonna e inoltre la pregava di non coprirsi troppo il corpo.

Apparve semplice rivolgere l’attenzione sui residenti del palazzo e fu facile anche piazzare una telecamera che riprendeva le cassette condominiali.

Successivamente al rinvenimento dell’ultima busta furono recuperate le immagini che riprendevano un uomo d’aspetto atletico che si soffermava all’altezza della cassetta delle lettere e inseriva al suo interno quello che fu poi “l’ultimo avviso” con le solite minacce e l’appuntamento per il pomeriggio dello stesso giorno.

Era necessario identificare il soggetto con una certa celerità, quindi si facevano visionare le immagini alla donna che lo riconosceva per il condomino del piano di sopra.

La mattina successiva il persecutore e la perseguitata si trovarono nel parcheggio condominiale, la donna doveva scegliere se assecondare le raccomandazioni degli investigatori e attendere l’evolversi delle indagini per la ricerca di ulteriori riscontri e la contestazione formale dei fatti o soddisfare la sua rabbia e affrontare l’uomo che l’aveva impaurita.

Le due autovetture partirono per destinazioni diverse, a un certo punto la donna decideva di tornare indietro, dopo aver rincorso l’auto dell’uomo, gli lampeggiava e lo invitava a fermarsi. Lo affrontava chiedendogli spiegazioni del suo comportamento. Un primo timido tentativo di dichiararsi estraneo alla vicenda, andava a vuoto. Nel vedersi scoperto, le chiedeva scusa raccomandandole di tenere nascosta la sua strana condotta.

La perquisizione ha avuto luogo ugualmente presso l’abitazione con conseguente sequestro di materiale cartaceo. Alla fine furono trovate prove che inchiodavano la responsabilità dell’uomo.

Il giorno della consegna della documentazione sequestrata, l’impiegata annotava sul registro:

1. venti buste per lettere marchiate coop;

2. undici buste per lettera;

3. un quaderno con sulla prima pagina appuntato a penna: "Cara Matilde".


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