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Vaxzevria

di - domenica 11 aprile 2021 ore 07:30

Per Aspera ad Astra...Zeneca. L’ho già scritto, ma devo ripetermi. La cronaca me ne dà, se non ragione, almeno motivo. Il cammino del vaccino anglo-svedese continua ad essere aspro ed irto di ostacoli. Anche se ora è stato ribattezzato “Vaxzevria”, nome se non proprio impronunciabile, alquanto difficile e sinistro. Ha un che di Valchiria, vaccinata e zebrata: la Cavalcata delle Vaxzevrie. Ma torniamo a noi. Prima la défaillance dovuta alle insufficienti capacità produttive dell’azienda farmaceutica. Poi i ritardi “interessati” delle consegne rispetto agli impegni presi con la Comunità Europea e tutta la vischiosa problematica dell’import-export. Infine le contraddizioni delle controindicazioni. In un primo tempo è stato sconsigliato alle classi di età più anziane e, anche per questo motivo, distribuito a categorie sociali di mezza età e di medio-alta casta, non senza qualche ragione. Ora, per principio di precauzione, è invece sconsigliato ai cittadini sotto i sessant’anni, specie alle donne, per gli episodi di trombosi che si sono verificati. Effetti collaterali puntualmente inseriti nel bugiardino che però, nonostante ciò che ci viene scritto, continua a chiamarsi così. Ma questo riguarda ogni farmaco. Ovviamente la quantità dei decessi -non tutti rapportabili con certezza al vaccino- è comunque bassissima rispetto alla forte crescita percentuale dei vaccinati e l’Ema garantisce per l’ennesima volta la sua sicurezza, ma uno non può fare a meno di chiedersi: e io che numero percentuale sono?

Comunque i numeri dei morti della pandemia sono impressionanti in Italia. E non solo. Meglio non scegliere come morire, con questo virus non c’è partita. Finché si può è preferibile scegliere di vivere. Dice, ma te che discorri, lo faresti il vaccino Astra Zeneca, ancorché sotto nuovo nome? Certo che lo farei, rispondo. Me lo farei inoculare, anche se è veramente brutto a dirsi. E anche se mi dicessero: con un calcio negli zibidei passa -magari me lo dicesse uno scienziato- me lo farei dare. Uno più uno meno, almeno questo sarebbe per una buona causa. La mia e non solo. Un piccolo calcio per un uomo, un grande calcio per l’umanità. Lo so, lo so, l’esempio è maschilista, ma non sono quel fascista di Erdogan e io una seggiola alla compagna Ursula gliela facevo trovare. Anzi la meglio, quella coi braccioli e lo schienale comodo. E se ero Charles Michel, col cavolo che mi sedevo. A costo di restare in piedi, come uno stoccafisso, come nel gioco che si faceva fra ragazzi e ragazze alla fine improvvisa della musica, girando intorno alle sedie, per prendere confidenza prima di ballare. Oppure accomodarmi io sul divano, magari alla turca, l’ottomana o “sommier” che dir si voglia, che deriva dal francese “bestia da soma”, stessa etimologia di somaro. Chissà perché.

C’è da dire che l’Astra Zeneca è un vaccino a vettore virale che utilizza una versione modificata dell’adenovirus dello scimpanzé e noi dalle scimmie, tutti -chi più chi meno- discendiamo. È risalire che è un problema. Vaxzevria non richiede temperature eccessivamente basse per conservazione e trasporto ed è di origine pubblica: l’Università di Oxford ne ha sviluppato la ricerca, rinunciando ai diritti e anche per questo costa poco, meno degli altri di origine privata. E forse anche per questo finisce sempre, guarda caso, sotto i riflettori. Dei problemi degli altri conosciamo meno, chissà come mai. È vero che costando poco è molto diffuso, ma questo vale principalmente per l’Inghilterra e l’Europa. In America del Moderna e del Pfizer -ancorché Biontech- che si sa?

C’è anche da dire che se siamo, come siamo, la patria di Leonardo -a cui lo sceneggiato tivvù fa fare una parte meschina e fantasiosa, restando palloso uguale- ma che invece era un genio vero, come tanti scienziati e artisti che hanno fatto grande questo Paese e il mondo, non si capisce perché siamo rimasti indietro nella ricerca. O forse si intuisce che in detta ricerca ci si è speso poco o male. Pubblico e privato. Ora sembra che stiamo recuperando e per la prossima pandemia, che certo non ci auguriamo -come nessuno si aspettava l’Inquisizione Spagnola, eppure venne- il vaccino ce lo facciamo da soli. Made in Italy, magari con flaconcino artistico, griffato Armani. Per dirne uno.

Le opere di misericordia corporale, ispirate dal Vangelo e illustrate dal Caravaggio, a proposito di artisti, sono sette. Nell’ordine: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi -noi li avevamo al Villaggio Gramsci-, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati e seppellire i morti. Ecco, nel mondo nuovo e pandemico, prima di seppellire i morti -molto prima- andrebbe aggiunta un’altra opera: vaccinare gli anziani e le persone fragili. Diventano otto, Regioni, Stato e mercato permettendo. Non tornano più con le sette opere di misericordia spirituale, ma magari ci penserà la Chiesa a far quadrare i conti: anche un’opera spirituale in più potrebbe non guastare, visti i tempi.

Quanto al vostro scrivente, scrittore o scrivano, sottoscritto, sono a mia volta iscritto al vaccino come riservista. A causa delle dosi esaurite, in Toscana e non solo. Per la verità l’avevamo aperta la finestra relativa alla prenotazione con il calendario. La voce, avara e scarna di indicazioni, diceva: prenotarsi in uno dei giorni liberi. Non specificava contrassegnati in azzurro: per carità, un inutile spreco di vocaboli in questa epoca illuminata ed iconica! C’erano due date in azzurro: sabato e domenica. Abbiamo pensato: ma è perché sono Sabato Santo e l’ancor più Santa Pasqua e ancorché laici, in religioso rispetto, non le abbiamo cliccate. Così, provando gli altri giorni in chiaro e non ottenendo alcun risultato, abbiamo pensato ancora: chiudiamo e riapriamo la pagina. Gli scienziati informatici fanno così: forse l’intelligenza artificiale difetta o è andata momentaneamente in blocco per eccessivo affaticamento. Una gara di intelligenze sopravvalutate. Il tempo di chiudere e riaprire la pagina e le due date azzurre, evidentemente le ultime rimaste, erano sparite. Fessi si nasce e vivendo si peggiora. Così sono riserva.

C’è da dire che un tempo giocavo titolare, all’attacco, e ora sono in panchina. Il destino di un uomo. Se mi chiamano devo essere pronto, già sbracciato e smanicato, al Palazzo Blu -evocativa come destinazione- entro mezz’ora. Sanno che mi traccheggio: la sanità personalizzata. Ancora non mi hanno chiamato, ma la verità, per quanto mi riguarda, è che sarebbe in preparazione un DPCM a firma Draghi che -sentiti l’EMA e l’OMS, stante la carenza dei vaccini e i dubbi relativi ad Astra Zeneca- dichiara che i nati nel maggio del 1950, anno del Signore, saranno da considerarsi immortali agli effetti del Coronavirus. Buona domenica e buona fortuna.

Libero Venturi

Pontedera, 11 aprile 2021


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