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Violenze di (ogni) genere

di - venerdì 24 novembre 2023 ore 08:00

In queste settimane il tema delle violenze contro le donne è diventato, purtroppo di grande attualità. Prima alcune coscienze sono state smosse dal film di Paola Cortellesi, uscito di recente nelle nostre sale, e poi, ahimè, a causa dell’ennesimo efferato femminicidio a cui abbiamo assistito.

Quella di Giulia non è stata la prima morte perpetrata dal partner o dall’ex, e non è stata nemmeno l’ultima. Oggi siamo già a quota 106. Ma è stata una morte diversa per quello che ha attivato attorno a sé sul piano dell’opinione pubblica. Non è mio compito, non ne sarei nemmeno in grado, di fare una disamina psicologica sulle motivazioni e sulle dinamiche del singolo caso, ma quello su cui, a ridosso dalla giornata internazionale contro la violenza sulle donne (25 Novembre), vorrei puntare l’attenzione su tutte quelle micro violenze, quelle piccole mancanze di rispetto, spesso quotidiane, a cui le donne si trovano a far fronte.

Le violenze sono di ogni genere, non importa arrivare alla ribalta della cronaca. Affermare che la sorella della vittima dovrebbe vivere il suo dolore in silenzio senza postare sui social o dichiarare ai vari tg ciò che sente e pensa, è un atto di violenza. Contro quella ragazza, contro il suo dolore, ma contro ogni donna, perché il messaggio relazionale che passa è che dobbiamo subire in silenzio. Salvo poi accusare le vittime, quando diventano tali, di essersele andate a cercare, perché determinate situazioni andavano intercettate e bisognava proteggerci. E se lo facciamo, se denunciamo, ma poi non veniamo uccise? Eh, allora siamo etichettate come delle isteriche che non sono in grado di comprendere quando le situazioni sono davvero rischiose, come se il ruolo della vittima ci piacesse e lo andassimo a cercare. Tutte queste situazioni sono violenze. Violenze di ogni genere, non solo fisiche, non solo espressamente verbali.

C’è un bisogno infinito, secondo me, di fare igiene linguistica, modificare il linguaggio di uso quotidiano, cambiare il modo di relazionarci al femminile, anche da parte delle stesse donne (come dicevo in un articolo del Blog di qualche settimana fa). Affermare frasi del tipo “io sono uomo ma non ho mai fatto male a nessuna sicuramente non mi sento chiamato in causa e non mi metto in discussione” è l’atteggiamento più inutile che si possa avere, a mio modesto parere. E’ violenza, perché fa apparire noi donne come delle persone incapaci ed eccessive, tendenti all’autocommiserazione, e gli uomini come coloro che non possono mettersi in discussione se non solo quando le cose riguardano loro direttamente.

Noi donne dobbiamo parlare, e come dice la Cortellesi, parleremo anche a bocca chiusa!

Non è una sola giornata, non è una sola scarpetta rossa, ma solo un’educazione affettiva ed emotiva sana, può portarci ad un cambiamento culturale di cui abbiamo profondamente bisogno. Meno performance e più gentilezza!


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