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Armiamoci e... avviatevi

di - giovedì 13 marzo 2025 ore 10:32

È meno peggio una pace ingiusta o una guerra giusta?

“Non ci sono mai state una buona guerra o una cattiva pace” (B. Franklin). Molti non possono più scegliere e altri, che hanno perso un familiare o un amico, non sarebbero d’accordo? Non era preferibile, come male minore, una pace ingiusta rispetto a essere invalidi, orfani, vedovi? Io, vigliacco pusillanime, non ho dubbi.

La formula “pace giusta” sottintende una posizione politica che rischia di essere il biglietto da visita degli “eroi” che mandano a morire vittime e carnefici, ma che invece di partecipare guardano lo spettacolo dal divano, come i Romani dagli spalti dell’anfiteatro.

Già una formula simile recitava “pace nella giustizia” (riferita alla giustizia sociale) che buona nella formulazione poteva essere interpretata come una legittimazione dell’azione violenta.

Tra parentesi: accettare (rassegnati?) la logica della guerra è un paradosso per chi è contrario alla pena capitale, infatti, comporta “prediligere” la morte di un innocente rispetto a quella di un colpevole.

In tivvù appaiono (e scrivono sui giornali per chi li legge) coloro che hanno dispensato consigli catastrofici, analisi errate, previsioni smentite dai fatti accaduti successivamente e che, anziché cospargersi il capo di cenere, ammettere gli sbagli, chiedere scusa con vergogna e compunzione, ci spiegano i nuovi avvenimenti e cosa dovremmo fare. Tra questi si distinguono i maître à penser che sono sempre stati dalla parte sbagliata, che hanno capovolto la propria idea facendo passare il tradimento con la virtù di cambiare opinione (che è cosa diversa). Combatterono la monarchia, oggi sono più realisti del re. Pontificano con la sicumera che li caratterizza e vorrebbero convincere della necessità del riarmo per la guerra giusta che verrà o che c’è già. E noi dovremmo crederci?! Chi pende dalle loro labbra, pronti a seguirli, non conti, quando sarà il momento, di averli davanti in prima fila.


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