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Brucione

di - lunedì 13 giugno 2016 ore 12:17

Nel dopoguerra, negli anni '50, era usanza di alcuni aitanti giovanotti pontederesi, di belle e chissà se ben riposte speranze, recarsi nella vicina Viareggio nei giorni di festa durante la buona stagione. Andavano a vivere e in Versilia ce n'era di vita: lussuosi negozi, tanta gente, floride ragazze e avvenenti signore.

Una sera, in occasione di una di quelle spensierate trasferte, i nostri eroi, seduti in bella vista in un caffè restaurant, lungo la passeggiata, ordinarono:

«Cameriere, quattro tè quattro, per favore!»

E quando il cameriere venne a prendere l'ordinazione e chiese:

«Come li facciamo i tè, signori?»

Il più intraprendente del gruppo, ma la cosa era studiata, elencò:

«Un tè al limone per il dottor Galli, al latte per il dottor Catarsi...».

Poi fece una pausa ad effetto e domandò:

«E te, Magnani, come lo prendi il tè

E il Magnani, per gli amici e per tutti detto "Brucione", sentitosi chiamare in causa senza titolo alcuno, sbottò con disappunto, intaccando un po' come suo solito:

«Vooialtri dottori e iio no?! iintendiamoci: oo tutti dottori oo tutti pezzi di merda!»

La storiella è vera e cosa ci insegna? Due cose, penso. Che tutti gli uomini nascono per vivere e in Versilia va bene. Ma sopratutto che "tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti". Almeno dal 10 Dicembre del 1948, dopo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Così infatti recita proprio il primo articolo di quella Carta, enunciando ed affermando un diritto fondamentale, valido o che avrebbe dovuto essere tale, per tutto quanto il mondo, passeggiata di Viareggio compresa.

E dunque il nostro simpatico ed egualitario "Brucione" aveva ragione? Dipende. Il salace aneddoto apre infatti un'ulteriore riflessione. Se i titoli di studio, di cui erano stati insigniti i signori Galli e Catarsi dall'amico richiedente i tè, erano falsi e solo proferiti per spocchia o ad arte per prendere per il culo, con rispetto parlando, il signor Magnani, vulgo "Brucione", allora il Magnani, eccetera, eccetera, aveva avuto perfettamente ragione di protestare.

Se invece tali titoli non erano usurpati, ma frutto di studio "matto e disperatissimo" sulle "sudate carte", allora il Magnani, sempre detto "Brucione", non aveva ragione di risentirsi perché l'uguaglianza, pure giustamente rivendicata e agognata, è giusto che sia di partenza, ma non necessariamente di arrivo. Non divenga cioè indifferenziata livellatrice finale di buone o cattive volontà. Tutti devono avere il diritto e la possibilità di partire alla pari. "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana" afferma l'articolo tre della Costituzione della Repubblica Italiana, entrata in vigore il primo Gennaio del '48. Lo stesso articolo sancisce l'uguaglianza dei cittadini senza distinzione alcuna: la scuola e lo studio sono fra i principali "ascensori sociali", promotori egualitari di riscatto, specie per le classi meno abbienti e tutti devono avere diritto e accesso all'istruzione. Dopodiché, però, chi ci mette più testa e voglia, della serie «studia bimbo, che testa n'hai», può essere naturale e giusto che arrivi più in alto nella scala sociale. In generale nel Paese e anche a Viareggio, in passeggiata.

In quest'ultimo caso, si può magari dire, che gli amici si distinguono, oltre che per quanto ti vanno nel culo, sempre con rispetto parlando, anche per quanto ti c'hanno nel cuore. E allora gli eventuali, insigni laureati, compagni di avventure e scorribande viareggine del popolare "Brucione", avrebbero anche potuto non far notare altezzose differenze di grado, sia pur bonariamente rimarcate, a presa di...giro.

Quante cose s'imparano da una bischerata! Ho dato ventisette esami di architettura, buoni voti, ma non mi sono mai laureato. Avevo famiglia, dovevo lavorare e studiare, poi mi prese "il demone" della politica. Non me l'aveva ordinato il dottore, ma quella per l'impegno sociale è una passione che non mi ha mai abbandonato. Abbandonai invece gli studi. Ho fatto altre cose di cui non vado fiero, eppure se tornassi indietro forse rifarei tutto daccapo. Tranne una cosa di sicuro, per i miei genitori e per me, completerei gli studi fino alla laurea. Nel corso della vita ho incontrato dottori, ingegneri, archistar, perfino poeti laureati, parecchi "dottori merdosi" e un buon numero di "potte incipriate", come si dice, con spirito di finezza, dalle nostre parti. E anche qualche signore: diversi tra gli operai e la povera gente. E alla fine, parafrasando il mitico "Brucione": o tutti signori, o tutti pezzi di merda.

Marco Celati

Pontedera, 5 Aprile 2016

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EPILOGO. Grazie all'evoluzione del pensiero umano, nel corso del tempo gli uomini hanno acquisito la nozione del prima e del dopo, che detta così sembra una ciuccata, ma è una cosa di molto seria. L'essere e il divenire sono stati studiati e interpretati da tutti i più grandi filosofi dell'antica Grecia, fino ai giorni nostri. Se ben rammento dalle memorie di mio padre e se la mia, di memoria, non mi falla, noi, di estrazione pontederese, abbiamo avuto su questa complessa materia, proprio in "Brucione" un notevole maestro di pensiero e di insegnamento di scuola popolare. Con lui il senso di ciò che viene prima e di ciò che viene dopo e quindi del tutto che si trasforma si è pienamente disvelato e così lo abbiamo appreso. Prima ne avevamo solo una vaga sensazione. "Brucione" ce l'ha insegnato allorquando, a suo figlio e discepolo che lo scuoteva nel sonno dicendogli: "Babbo, o babbo, dormi?" "Dormivo", ripose. Una semplice allocuzione che, oltre ad evocare la distinzione "desti e dormienti", ci indica il complesso evolversi delle cose, consegnando "il nostro" alla scuola di pensiero di Eraclito, il filosofo del divenire, contrapposto a Parmenide, il filosofo dell'essere. Non è dato sapere se "Brucione", redarguito il figlioletto, abbia ripreso tranquillamente il sonno o la meditazione. Ma il più era stato concepito e, insieme al fondamentale e summenzionato assunto egualitario "o tutti dottori o tutti pezzi di merda", bastò al pensiero di noi moderni


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