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Attualità mercoledì 04 novembre 2020 ore 18:22

"Covid, un sistema di tracciamento al collasso"

La testimonianza di una nostra lettrice, che racconta la sua esperienza diretta:"Il tracciamento è completamente fuori controllo"



BUTI — "Per esperienza diretta che sto vivendo attualmente con la mia famiglia , vi riporto un riassunto del mio pensiero, in risposta ad un articolo in cui viene spiegato il motivo per cui bisogna aspettare 10 giorni per farsi il tampone in caso di contatto con positivo.

Assolutamente di buon senso, in un sistema sanitario funzionante.
Se quando uno ha sintomi, prima di avere la ricetta per fare il tampone passano almeno 2 giorni, e poi almeno 1 altro giorno per farlo. Siamo a +3.
Per avere le risposte del tampone (visualizzate da internet), ad oggi, passano almeno altri 6 giorni (almeno in Valdera). E siamo a +9.
Poi dovrebbe arrivare la chiamata dall'Igiene per avvertirti che sei positivo e che ti dovrebbe fare l'intervista per tracciare i tuoi contatti da 48 ore prima della manifestazione dei sintomi. +11. Se ti hanno chiamato il giorno stesso in cui ricevi l'esito positivo. Ma qui ci ritorno dopo....
Poi l'igiene deve chiamare i contatti stretti e avvertirli che sono in quarantena. Passa minimo minimo un altro giorno (nel mondo fantastico). Siamo a +12. In pratica, nel mondo fantastico del sistema sanitario non impallato, ti chiamano per dirti che 12 giorni fa sei stato in contatto con un positivo e che devi stare ben 2 giorni in quarantena. Uno spreco incredibile di risorse sanitarie per fare le chiamate, per ottenere un risultato completamente inefficace.
Torno al punto precedente...Se te, che sei positivo, vieni chiamato dall'igiene il giorno stesso che ci sono gli esiti online.
La situazione reale in Valdera è che ci sono ritardi nelle chiamate dei positivi anche di 10-15 giorni.
A cosa serve fare tutta la politica basata sul tracciamento, quando il tracciamento è completamente fuori controllo? Visto che le risorse (umane, organizzative, informatiche, di laboratorio ) stanno dando l'evidenza di non essere sufficienti (e capisco che non si possano fare i miracoli), perché non si può pensare che è una strategia sbagliata (ad oggi e con le nostre risorse) quella del tracciamento?
Non auguro a nessuno di essere ostaggio dell'USL per settimane, e magari da sani.
Ancora peggio, se un positivo si sente poco poco male, il medico di base non può farci niente perché dal momento in cui uno è positivo, è nelle mani dell'Igiene che decide vita, morte e miracoli.
La verità è che chi è a casa, positivo e negativo, è abbandonato a se stesso e non può chiamare nessuno.
Il risultato è che se uno si sente male o si spaventa anche per sintomi lievi, non gli resta che chiamare l'ambulanza. L'unica che ancora risponde.
E poi si vedono le file di ambulanze spaventa persone fuori dagli ospedali.
Basterebbe snellire i tracciamenti (che comunque non funzionano) e impiegare le poche risorse disponibili che fanno le chiamate per seguire e rassicurare chi è positivo.
Almeno per questo periodo in cui c'è un evidente collasso."

Lettera Firmata


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