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Attualità sabato 12 giugno 2021 ore 10:33

"Cosa ci lascia l'anno scolastico?"

La sindaca di Capannoli Arianna Cecchini

La riflessione della sindaca di Capannoli e presidente della conferenza educativa Valdera alla chiusura dell'anno scolastico



CAPANNOLI — “Si chiude l'anno scolastico più difficile; un anno in cui l'incognita è stata dietro l'angolo ogni giorno, un anno in cui - sorprendentemente - i ragazzi più piccoli hanno frequentato più di sempre, senza influenze e raffreddori, mentre i più grandi si sono allontanati fisicamente per rinchiudersi dietro un monitor.

Si chiude un anno il cui avvio a settembre è stato osteggiato da molti per timori legittimi, eppure è stato un anno tanto atteso dai nostri bambini e ragazzi. Volevano andare a scuola."

E' questa la riflessione fatta da Arianna Cecchini, sindaca di Capannoli e presidente della Conferenza Educativa Valdera, al termine dell'anno scolastico.

"Un "fare scuola" strano quello che si chiude a cui io non ero abituata, a cui non voglio adeguarmi. Io voglio una scuola aperta, una scuola in cui genitori e docenti possano condividere le esperienze degli studenti, possano guardarsi negli occhi, in cui i grandi possano affacciarsi al mondo del lavoro.

E vorrei una scuola ancor più aperta a chi ha bisogno, perché il Covid almeno questo deve averlo insegnato", dice Cecchini

"Non possiamo ripartire dopo questo anno da dove avevamo lasciato. Se vogliamo una scuola che punti alto la politica, le istituzioni a tutti i livelli, il personale scolastico, le famiglie devono recuperare il ruolo di Comunità Educante che gli spetta.

Serve uno sforzo collettivo per ridisegnare una scuola inclusiva che non lasci indietro nessuno, che non si accontenti della dad.

E ben venga la proposta inascoltata della scuola estiva per permettere ai ragazzi di cimentarsi in attività sportive, teatrali e molto altro, che promuova la sinergia tra istituzioni scolastiche e tessuto associativo locale e che dia la possibilità alle famiglie di usufruire per i figli di attività gratuite. Si, perché di questo si trattava la proposta del ministro Bianchi."

"E poteva essere il primo passo verso un nuovo modo di fare scuola, che non mettesse al primo posto la fine del programma didattico previsto a discapito del benessere fisico e psicologico delle nuove generazioni", conclude Cecchini.

"Il primo tentativo pare andato a vuoto. Chissà se quando torneremo ad ammirare il sistema scuola di altri paesi europei saremo ancora in tempo per dare una sterzata a favore di quel modello che purtroppo in Italia non pare decollare.”


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