Coincidenze e crisi
di - domenica 17 gennaio 2021 ore 07:30
Mi intrigano e mi mettono in crisi le coincidenze e il caso che le determina. In questi giorni con i miei figli, Andrea e Luca, si parlava di «Tenet» il film di Nolan che con Andrea, abbiamo visto al cinema -quando ancora il cinema esisteva- e invece Luca, finalmente, è riuscito a vedere a casa. Di «Tenet» e dei suoi palindromi ho scritto già, una di queste domeniche. Non ci si capisce una sega, questa è l’opinione comune, ganzo però. Certo cinema d’autore, l’arte astratta, la poesia ermetica, il teatro sperimentale, la musica dodecafonica contemporanea ci danno la stessa indecifrabile e affascinante suggestione. L’operazione qualificante di Nolan potrebbe essere questa: applicare il fascino astruso dell’incomprensibile ai film d’azione. Semplice. Forse.
Sempre in questi giorni su QuiNews Valdera, è uscito «Elogio dell’ombra» dell’amico di penna, Marco Celati. E, come avrete letto -e se non lo avete fatto non importa, ve lo dico io- nel testo, fra i diversi riferimenti alle ombre che fanno parte della vita e della natura, è citata «Ombra mai fu», un’aria tratta dall’opera «Serse» di Hӓndel. Musica barocca del ‘700. L’aria, bellissima, riportata a margine del testo, è dedicata all’immaginario platano amato da Serse e composta originariamente per soprani castrati. Allora usava così. Bene, anzi male. Oggi per fortuna l’opera viene eseguita da soprani o mezzosoprani donne o controtenori uomini, dotati di voce angelicata, ma non privi dei propri testicoli. Non si sa bene cos’è che gira a questo mondo, ma a volte anche i testicoli possono essere una valida spiegazione.
Comunque procediamo con ordine. L’altra sera su Chili ho noleggiato un po’ a caso -la trama mi attirava- il film «La tela dell’inganno». Titolo originario «The Burnt Orange Heresy» e c’è il suo perché. Si tratta di un noir -in inglese con sottotitoli- del regista italiano Giuseppe Capotondi, che si è rivelato molto interessante. E chi ho scoperto che c’è come attrice principale? Indovinate un po’? Elizabeth Debicki, la stangona magra, interprete femminile di «Tenet»! Perché il cinema, come l’esistenza, è tutto un vai e vieni. Ma non basta! Sapete con che colonna sonora apre il film? Ma con «Ombra mai fu», naturalmente! Le coincidenze ci mettono in agitazione, fanno anche della vita un curioso mistero. Non ci si capisce una sega, ganzo però.
E c’è un’ulteriore, curiosa coincidenza. Stavo scorrendo sull’Iphone i titoli di coda del film: cercavo i dati relativi all’aria «Ombra mai fu» per vedere se era eseguita da uno dei controtenori linkati nell’«Elogio dell’ombra» ma non erano quelli. La interpreta Kathleen Ferrier, una famosa cantante lirica inglese da tempo scomparsa. Però per caso, tra l’elenco dei “drivers” utilizzati nel film, al primo posto mi salta agli occhi un nome: Paolo Bufalini! Ebbene nei Pensieri della Domenica scorsa ho risposto ad un mio vecchio amico che dice che non farà il vaccino perché pensa che «il Covid sia un bluff». E sapete come si chiama l’amico? Paolo Bufalini! Non è un driver, è un butese, ma si chiama così. Un’omonimia. Il caso fa incrociare fatti, persone, nomi: tutto sembra tenersi, concatenarsi senza una spiegazione apparente, un motivo voluto. E chissà che non siano proprio le coincidenze, propizie o meno, a determinare la vita.
Ma non è ancora tutto. Ho finito di leggere in Kindle “La notte delle falene”, un torbido giallo che consiglio agli amanti del genere. L’autore è Riccardo Bruni, uno scrittore piuttosto bravo che si è autoprodotto con “Amazon Publishing”, riscuotendo notevole consenso. Scrive bene, il libro è stato candidato al Premio Strega. Il Bruni è anche giornalista della Nazione. E, curiosando nella sua biografia, che cosa ho scoperto? Che uno dei suoi romanzi di esordio è una spy story, tra noir politico e romanzo storico, che s’intitola “Zona d’ombra”. Ancora un’oscura coincidenza sul tema delle ombre. Che abbia ragione quel vanesio del Celati? Alla fine non siamo che ombre di noi stessi. L’ombra ci segue o ci precede, dipende da come siamo in luce. E da quanto vi rimaniamo. E forse tutto ciò ha a che fare con il senso di colpa che proviamo per l’inadeguatezza di vivere. Chissà. Ma non inseguirò quel decadente crepuscolare del Celati su questo terreno scivoloso e intimista. Sarebbe dargli troppa soddisfazione.
Questa settimana, come avrete capito, volevo buttarla in caciara, tenendomi sul leggero, ma ombre grevi si addensano sul paese. È uscito l’ultimo “capolavoro” di Matteo Renzi: “Cronaca di una crisi annunciata”. Che le forze di governo, Primo Ministro compreso, non riescono a ricomporre, mentre il Presidente della Repubblica richiama giustamente all’unità e al senso di responsabilità. E intanto che il morbo infuria e -a molti- il pane manca, sul ponte sventola bandiera bianca. Ci sarebbero in ballo i fondi europei e il rilancio del paese da programmare, piuttosto che avere a che fare con una caduta del governo e la prospettiva delle elezioni anticipate nel bel mezzo della pandemia. Ma tant’è. Solo sul MES l’inaffidabile Renzi ha ragione, tutto il resto è noia e forse paranoia. In alcune democrazie mature ci sono governi ufficiali e governi ombra, quelli alternativi dell’opposizione. Noi, al momento, non abbiamo che l’ombra di un governo, forse puntellato da una sparuta ed estemporanea pattuglia di “responsabili” o “costruttori” contiani. A palazzo Madama vengono in soccorso Mastella, tramite la moglie, epigoni democristiani tramite l’Udc e il Psi, tramite Nencini, insieme ad altri forse raggruppati nel MAIE. Che non viene da maieutica, la dialettica socratica levatrice di verità: è un acronimo che sta per per Movimento Associativo Italiani all’Estero. Salvati in patria dagli italiani all’estero! Per il gruppo si era pensato a “MAIE CON-TE” che, però, a seconda dell’inflessione e della congiunzione, sembra una specie di responso della Sibilla Cumana: “MAIE CON TE” che dà fiducia? Oppure “MAI E CON TE” che suona più ambiguo ed incerto? Allora intanto nasce “MAIE-Italia 23”, riferito al completamento della legislatura, spavaldamente esibito come il cappello sulle ventitré. Ho sentito dire che in rete circolano già delle app scaricabili gratuitamente: “Governo fai da te” o “Forma il tuo governo”. Ognuno si fa la sua maggioranza e la sua opposizione e gli italiani sono a posto. Scherzi a parte -che c’è poco da scherzare- staremo a vedere, aspettando che anche il Pd, magari, batta un colpo. La nostra è una democrazia parlamentare e in Parlamento si risolve o no. Che dire? Speriamo di uscire dall’ombra e tornare a riveder le stelle.
P.S. Nel frattempo mi sono messo la nuova protesi dentale: sto bene, peccato vomito. E non riesco a parlare. Ma in fondo che c’è da dire? Scrivo. E qualche sacrificio va fatto per apparire migliori. In ogni caso la mascherina aiuta. Anzi, mi dona. Messaggiando con i figli per informarli del “lieto” evento, alla richiesta di spiegazioni relative ai conati, ho detto loro che è come avere una mano in gola. Al che Luca, preoccupato, mi ha chiesto: accidenti, e il dentista che dice? È sua la mano in gola, ha scritto Andrea, prima che avessi tempo di rispondere. Da chi avrà preso tutto questo spirito non si sa. Voi comunque curatevi i denti, se potete, perché il loro guastarsi e cadere, quella non è una coincidenza casuale. Nessuna caduta lo è mai... Nessuna crisi. Buona domenica e buona fortuna.
Libero Venturi
Pontedera, 17 Gennaio 2021
Ovviamente il mio amico -e il driver- non si chiamano Paolo Bufalini, ma la coincidenza dell’omonimia descritta esiste veramente.