Attualità venerdì 22 gennaio 2016 ore 17:30
La sala lettura intitolata a Serafino Soldani

Così ha deciso la giunta Capecchi. L'omaggio al concittadino partigiano arriva proprio in occasione del Giorno della Memoria
MONTOPOLI — La sala lettura della biblioteca comunale verrà intitolata a Serafino Soldani, montopolese scomparso alcuni anni fa che fu uno degli ultimi testimoni della prigionia militare italiana in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale.
Questa la decisione presa dalla giunta Capecchi alcuni giorni fa proprio in occasione del Giorno della Memoria.
Il 30 gennaio, l'amministrazione comunale renderà omaggio al compaesano, alla sua attività e il suo impegno con la cerimonia di intitolazione alle 16 nella sala consiliare del Comune.
Ecco di seguito la lettera integrale con la quale la giunta spiega i motivi della dedica a Soldani:
E'
difficile definire con poche parole semplici la vita e le opere di
Serafino Soldani. Soprattutto perché si corre il rischio di
restringere entro i limiti troppo angusti della commemorazione la
vita di un uomo così attivo. Sono passati quasi sei anni dalla
sua morte, avvenuta all'età di ottantasei anni dopo una vita
davvero piena. E nonostante il ricordo di coloro che lo hanno
accompagnato nell'ultima parte della sua vita, una vita tutta dedita
all'associazionismo, prima sindacale e politico e poi soprattutto
culturale e storico, si avverte forte il rischio che le nuove
generazioni non conoscano mai il suo nome. Se ci si sofferma un
attimo a tracciare un quadro della sua vita, per quanto conciso possa
essere un discorso ufficiale, si nota che Serafino Soldani fu uomo
attivo in ogni campo e soprattutto fu un animatore della propria
comunità, ovunque egli abbia avuto la ventura di vivere.
Serafino nasce a Sinalunga ma la vita da ferroviere lo porta a
trascorre una parte della propria vita prima in Maremma per dieci
anni, successivamente a La Rotta ed in seguito a Castel del Bosco; ma
prima ancora di raggiungere la maggiore età era vissuto,
volontariamente, quasi due anni in un campo di prigionia militare in
Germania per essersi rifiutato, assieme ad altri seicentomila
internati militari italiani, di arruolarsi nella RSI. Su questo fatto
è quasi d'obbligo soffermarsi. La prima grande lezione di
Serafino, allora giovane contadino che forse non aveva ancora
completato il suo percorso di sua formazione politica, e che quando
viene deportato dopo l'8 Settembre ha poco più di diciotto
anni, è il valore della dignità, la dignità
dell'uomo. E' fin troppo umano comprendere quali suggestioni dovesse
provocare la promessa di un rancio migliore, di una paga e forse del
ritorno a casa nella mente di giovani soldati affamati (e bastava
poco, davvero poco, con giovani contadini che conoscevano troppo bene
quanto fosse sudato un pacco di zucchero); e lo è ancora di
più dopo qualche mese di inverno e tanti compagni di prigionia
che muoiono al tuo fianco. Il suo “no” ha significato non piegare
la propria libertà alla volontà di chi usa la forza e
la violenza. E non è di poco conto ricordare come Serafino non
smise di essere un uomo, e di vivere le proprie emozioni durante la
prigionia, di invaghirsi di una giovane prigioniera russa, che non
avrebbe mai più rivisto. La prima, quasi eroica,
manifestazione di attivismo egli la esercitò dunque da
prigioniero. Possiamo per questo dire che la prigionia abbia
definitivamente formato la sua coscienza di cittadino, una coscienza
votata da lì in poi alla difesa della libertà e della
memoria. Questa sua coscienza lo porterà ad impegnarsi, una
volta ritornato a casa, nelle lotte per i diritti dei mezzadri ed in
seguito nell'organizzazione cooperativa agraria, di cui diverrà
dirigente. Divenuto montopolese volle impegnarsi nell'amministrazione
comunale, dove ricoprirà la carica di assessore alla cultura
per quindici anni e di sindaco pro tempore per oltre un anno. Ed è
per la maggior parte in questa veste che svolgerà la sua
attività di difensore della memoria, per la quale soprattutto
è conosciuto; senza dimenticare mai la comunità di
persone che lo circonda. E questo è il secondo ed importante
insegnamento che lascia Serafino Soldani : l'amore, un amore
spassionato per il posto in cui si vive e per le persone che lo
abitano e lo hanno abitato. E' in questo senso che va capito tutto il
suo impegno nel portare alla conoscenza fatti e persone altrimenti
consegnate all'oblio dei più. Serafino aveva sempre coltivato
la passione del canto popolare, fin da quando, ancora ragazzino,
partecipa ad uno degli ultimi “bruscelli”, rappresentazioni
cantate di fatti storici tipiche della sua Val di Chiana, di cui è
stato autentico interprete fino alla sua morte; fu però per
dimostare la dignità del suo nuovo paese, Castel del Bosco,
che si decise a fondare l'associazione “Il Bruscello – Gruppo
Storico Folcloristico di Castel del Bosco” e, frugando fra gli
archivi, portò alla conoscenza del pubblico che assistette
alla prima rappresentazione della compagnia nel 1981 una battaglia lì
avvenuta nel XIII sec. Le rappresentazioni divennero numerose, dando
impulso alle altre realtà presenti sul nostro territorio, come
l'ass. Pro Loco, con la quale Serafino strinse forti legami e
rapporti di reciproco sostegno, contribuendo a convogliare le energie
migliori delle nostre assciazioni culturali. Ma il suo amore Serafino
lo volse anche al ricordo, e non solo di ciò che aveva
vissuto; se fu un'attività di testimonianza, che lo vide
impegnato come rappresentante dell'ANEI in tante manifestazioni
pubbliche locali e nelle scuole, fu anche un'attività di
ricerca: si deve a lui la lapide posta davanti alla Villa Capponi di
presso Varramista, che ricorda la vicenda di un uomo vittima della
rappresaglia nazista nel '44. Gli ultimi anni della sua vita,
Serafino li dedica tutti alla pubblicazione dei suoi ricordi, fra i
quali il suo diario di prigionia, vero e proprio documento storico;
ma saranno altre pubblicazioni a fare di lui un ricercatore
folclorico e addirittura un cantante.
E'
per questo che la Giunta di Montopoli può esprimere, tutto il
proprio onore per averlo avuto concittadino. La nostra
amministrazione comunale vuole dunque tributare a Serafino Soldani,
perché il suo nome rimanga nella memoria della generazioni
future la sala lettura della Biblioteca Comunale, dando a quel luogo
il suo nome.
La
Giunta Comunale
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