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Attualità giovedì 01 agosto 2019 ore 09:20

Venti giovani in Africa con Shalom

Il gruppo in partenza per l'Africa con il Movimento Shalom

Ecco chi sono i volontari pronti a partire dalla Toscana con destinazione Benin e Togo. Per loro parole di augurio da parte di don Cristiani



SAN MINIATO — Dal 6 al 17 agosto si terrà il campo internazionale Shalom in Benin e Togo: 20 giovani partiranno il 6 Agosto accompagnati da don Andrea Cristiani e don Donato Agostinelli.

I giovani in partenza sono: Chiara Boddi (Fucecchio), Claudia Vettori (Cerreto Guidi), Arianni Bindi (Cerreto Guidi), Vieri Martini (Pontedera), Azzurra Niro (San Miniato), Giulia Scimmi (Castelfiorentino), Iacopo Spinelli (Castelfiorentino), Giada Acconci (Fornacette), Dario Morelli (Pienza), Luca Bongianni (Pontedera), Valeria Baiocchi (Portcari), Francesca Bianchini (Viareggio), Harry Giannotti (Fivizzano), Federica Lapi (Stibbio), Emmanuele Bertone (Ponte a Egola), Chiara Petrini (Pontedera), Elisa Piseddu (Calci), Edoardo Girella (Bologna), Katia Pezzotti (Rieti), Giulia Palumbo (Rieti).

A seguire, cinque domande rivolte a don Andrea per capire scopo e motivazioni di questa proposta.

Perché un viaggio così impegnativo rivolto esclusivamente ai giovani?

Nella visione del mondo di Shalom, nelle sue proposte educative c’è la convinzione che niente è più importante di “fare esperienza”: toccare con mano ci fa comprendere come vive oltre l’80% della popolazione mondiale e ci fa vedere il mondo e l’umanità con una prospettiva diversa, più vera. Ecco perché nelle proposte che fa Shalom, in particolare per i giovani, che sono il meglio del presente e i responsabili del futuro, l’esperienza diretta con le realtà umane del mondo è il modo più efficace per cambiare mentalità e aprirci alla fratellanza, sperimentare la convivenza comune nella concretezza della vita.

In tempi di immigrazione e di polemiche,cosa spinge Shalom a continuare ad andare in Africa?

Questo nostro viaggiare ha ormai attraversato 45 anni della nostra storia; quando abbiamo iniziato ero molto giovane anch’io. Oggi posso dire che ci ha permesso di capire sempre meglio il diritto di ogni uomo a vivere nella propria terra e nel proprio contesto sociale e culturale. Uno degli scopi dei nostri viaggi infatti è quello di disincantare i giovani locali che l’occidente evoluto sia una soluzione ai loro problemi, ma che anzi abbassa il loro livello di felicità e la loro qualità della vita.

Tante sono le opere di solidarietà di Shalom, scuole, case famiglie progetti agricoli, progetti di microcredito, sostegno alimentare, adozioni a distanza e internazionali. Qual è il cuore del vostro agire nella cooperazione?

Prima delle cose Shalom “esporta” ideali per suscitare soprattutto nelle nuove generazioni, e l’Africa è il continente più giovane del mondo, l’energia e l’entusiasmo per abbattere ingiustizie e oppressioni che ci sono in questi paesi. La nostra azione è primariamente culturale.

Shalom come si rapporta con le religioni e in particolare con l’Islam?

Inoltrandoci ancora più a fondo nel significato del nostro viaggiare individuiamo come il dialogo interreligioso debba essere improntato su due pilastri irrinunciabili: il concetto di un Dio creatore che ci vuole tutti fratelli e la convinzione che la persona umana sia sempre al centro dei nostri interessi. Fare il male agli altri è l’unico vero grave peccato. Dunque non si può uccidere in nome di Dio perché questa è la più grande bestemmia.

20 giovani condivideranno con lei e don Donato più di 10 giorni in due paesi poveri, il Benin e il Togo, cosa vuole trasmettergli?

In realtà non è un semplice viaggiare per condividere beni materiali o conoscere la solidarietà che fa Shalom; in Benin abbiamo una casa famiglia che ospita 37 bambini orfani e presto inaugureremo un panificio sociale con un centro di educazione e una foresteria, mentre in Togo abbiamo un bellissimo ostello a Lomè con panificio sociale, un centro di formazione, una scuola per l’accoglienza dei bambini di strada, le adozioni a distanza. Viaggiamo soprattutto per compiere atti di giustizia, per accogliere come vero dono l’amore che solo i piccoli e i poveri sanno offrire: andiamo non per dare, ma per ricevere, convinti che è ricco non colui che ha, ma colui che dona. Allora a questi 20 giovani che vengono con noi, per altro abbiamo dovuto contenere il numero per ovvi motivi organizzativi, poiché le richieste sono state molte di più segno che c’è una sete di ideali e di valori anche nelle nuove generazioni, abbiamo ben poco da insegnare. Ci affianchiamo come fratelli maggiori, li ascoltiamo, gli offriamo momenti di esperienza umana molto forti e coinvolgenti… il resto viene da solo perché il bene è già dentro ogni essere umano, basta solo aiutarlo a crescere.


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