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Spettacoli venerdì 20 febbraio 2015 ore 06:30

Due per due fa cinque. Carvalho Dostoevskij a Lari

Cacà Carvalho
Cacà Carvalho

L'ultimo lavoro di Roberto Bacci si sposta dal Teatro Era alla rassegna Rossoscena. Sul palco il carismatico attore brasiliano



LARI — Dopo l'esordio al Teatro Era, 2x2=5 arriva a Lari. All'interno della rassegna Rossoscena l'ultimo lavoro di Roberto Bacci (che trae ispirazione dall'Uomo dal sottosuolo di Fedor Dostoevskij) andrà in scena sabato 21 febbraio alle 21,15. Sul palco l'attore brasiliano Cacà Carvalho.

Lo spettacolo prende spunto da un testo che opera una forte critica sociale agli ideali di ottimismo, che mette a nudo il desiderio profondo dell’essere umano di sporcarsi e soffrire.

Cacá Carvalho, attore coinvolgente, con una gestualità e uno sguardo capace di rendere le molteplici sfumature del testo, è il protagonista monologante, l’uomo dal sottosuolo, che si trova nella terribile condizione di interiorizzare la complessità della realtà e pecca di accidia. L’attore brasiliano con questo lavoro rinnova una storica e proficua collaborazione iniziata con Roberto Bacci e la Fondazione Pontedera Teatro quasi 30 anni fa.

L’uomo dal sottosuolo oppone alla certezza obiettiva, l’individualità che lo porta a non accettare che 2x2 sia 4. In scena opera un sincera confessione, talmente forte e cruda che rende difficile l’immedesimazione, mette in crisi le nostre certezze e per una volta ci fa chiedere se sia possibile che 2×2 possa essere 5

Il regista Bacci racconta così il suo spettacolo: “La ricerca di un pensiero cosciente può sprofondarci nel sottosuolo di noi stessi, lì dove la luce della consapevolezza si trasforma nel buio di ciò che possiamo essere o diventare. Nessuno si identificherebbe con il protagonista di questo breve e terribile romanzo, eppure le sue parole, le sue gesta, la sua inguaribile malattia di esistere, possono risvegliare in ciascuno di noi qualcosa di inconfessabile, ma che abbiamo attraversato.

Ed è una confessione, quella a cui assistiamo, una confessione che non lascia scampo all’ipocrisia ed in cui è difficile specchiarsi come esseri umani. La luce che si accende sul protagonista è una luce nera, come può esserlo quella con cui si sviluppavano una volta le fotografie ed a mano a mano che i dettagli appaiono sempre più nitidi ai nostri occhi ed alle nostre orecchie, vorremmo voltare lo sguardo, non ascoltare, rifugiarsi in un altrove che forse non esiste. Ospiti nel sottosuolo del protagonista, sia fisico che drammatico, occorre affrontare le parole di Fëdor Dostoevskij per quello che possono richiamare di noi stessi. Nel nostro esistere quotidiano, dove la cultura produce sempre un 4 moltiplicando un 2×2, lasciamo che, almeno questa volta, 2×2 possa essere 5”.


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