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Imprese & Professioni martedì 04 dicembre 2018 ore 18:00

Italiani popolo di scommettitori

​Decreto dignità e contrasto al gioco d’azzardo, i numeri di un fenomeno sempre più in espansione.



TOSCANA — Stop alle sponsorizzazioni per il gioco d’azzardo, via i loghi delle società di gaming dalle casacche dei club sportivi, dalla cartellonistica e dai siti internet, tutti i contratti cesseranno di avere validità a cominciare dal primo gennaio 2019. 
È quanto previsto dal decreto dignità entrato in vigore il 14 luglio 2018 e tradotto in legge l’agosto successivo, un provvedimento che agisce su diversi ambiti quali i contratti a tempo determinato, fisco e delocalizzazioni, ma che contiene anche nuove normative in materia di gioco d’azzardo.

Le misure del decreto dignità contro il gioco d’azzardo

All’articolo 9 del DL (legge 87/18) troviamo tutta la parte sul gioco d’azzardo compendiata dalla legge di conversione 96/18, in sintesi viene stabilito che:

- Sarà vietata la pubblicità per il gioco d’azzardo. Si potrà tenere fede ai contratti firmati prima dell’entrata in vigore della legge ma non oltre un anno. Ogni infrazione sarà punita con una sanzione pari al 20% del valore dell’accordo, comunque non inferiore ai 50 mila euro.

- Sarà vietata la sponsorizzazione del gioco d’azzardo. Allo stesso modo della pubblicità si potrà tenere fede ai contratti stipulati prima dell’entrata in vigore del DL ma tutti cesseranno la rispettiva validità il 1° gennaio 2019. Anche qui ogni infrazione sarà punita con una sanzione pari al 20% del valore dell’accordo, comunque non inferiore ai 50 mila euro.

- Aumenterà il prelievo erariale unico (PREU) gradualmente nei prossimi 5 anni assicurando la stessa copertura economica da parte del settore alle casse dello Stato.

- Dal 1° gennaio 2020 bisognerà aver dotato tutte le apparecchiature di gioco con dei lettori per tessera sanitaria in modo da impedire ai minorenni di scommettere denaro.

- Introduzione di frasi deterrenti su apparecchiature di gioco e gratta e vinci, introduzione del logo No slot per gli esercenti che volessero farne uso (e, ovviamente, gestiscano esercizi dove non si pratica l’azzardo), la sostituzione della locuzione “ludopatia” con “disturbo da gioco d’azzardo”.

A quanto ammonta il gioco in Italia? E in Toscana?

Tutte queste misure saranno adottate per limitare il fenomeno, un’azione di aperto contrasto al gioco d’azzardo che fa registrare numeri sempre più incredibilmente alti. Secondo le stime nel 2017 nel nostro paese si sono scommessi oltre 100 miliardi di euro, a tanto ammonta la raccolta di slot, videolottery, scommesse sportive, gratta e vince ecc. Poco più dell’80% è stato redistribuito tra i giocatori in forma di vincite, 10,3 miliardi sono andati allo Stato e il resto è ricavo della filiera. Sono numeri che raccontano un paese a rischio dipendenza, con circa 16 milioni di persone che hanno scommesso almeno una volta nell’ultimo anno, il 63% almeno una volta al mese, il 21% almeno una a settimana, il 5% 4 o più volte ogni settimana. È la fotografia di un paese dove oltre 80 mila esercizi commerciali generalisti dispongo di slot nei rispettivi locali e ben 418 mila slot sono disseminate su tutto il territorio.

Uno studio del CNR mostra come ben 400 mila dei giocatori di cui abbiamo finora parlato siano a rischio di pendenza, molti sono giovani. Nel 2017 il 36,9% degli studenti italiani ha giocato d’azzardo almeno una volta, tra questi il 13% viene individuato come possibili soggetti a rischio, il 7% rappresenta già un caso problematico. La Toscana è di poco sotto la media nazionale, nella regione si gioca molto e ci sono diversi spazi per farlo: la provincia di Massa Carrara è la capitale dei cosiddetti mini-casinò, strutture dove si trovano solo apparecchi di gioco, ce ne sono ben 30 ovvero uno e mezzo ogni 10 mila abitanti; la Provincia di Prato è seconda in Italia per superficie dei locali dedicati all'azzardo, 155 mq ogni 10 mila abitanti; la città di Pisa è la prima nel paese per superficie dei locali dedicati all'azzardo, 252 mq ogni 10 mila abitanti.

Questi dato fanno riferimento ad un inchiesta de il Tirreno nel 2013, la Toscana resta però una delle regioni più votate al gioco dove spicca il numero di apparecchiature presenti nei vari esercizi commerciali, quarta per numero di mini-casinò ogni 10 mila abitanti, ben 6,2.

Chi critica l’articolo 9 del DL dignità?

Quelli appena esposti sono i dati relativi a slot e videolottery, cioè quella parte di gioco analogico che produce oltre il 40% della raccolta totale, ma c’è un altro settore che cresce in maniera incredibilmente veloce e interesse molto i giovani: il gambling online. Per gambling si intende gioco d’azzardo, in assoluto i numeri del settore si mostrano ancora deboli rispetto alla raccolta dell’analogico, ma le aziende stanno investendo soprattutto nell'implementazione della loro offerta: ad oggi è sufficiente guardare le raccolte di giochi sui siti dei grandi player del mercato per capire che un intero casinò può stare in uno smartphone, l’offerta diventa così capillare e alla portata di tutti.

In questo senso inserisce il dl dignità del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in contrasto al fenomeno e all'eccessiva crescita dello stesso, ma agisce soprattutto nell'ottica di non andare a facilitare la creazione di nuovi giocatori, per lo più giovani. Le critiche ci sono state, quasi tutte da parte degli addetti ai lavori che hanno fatto notare come la reclame sia sempre stato un utile strumento di discernimento tra il gioco lecito e quello illegale, venendo a mancare potrebbe verificarsi un ritorno dell’illecito in pieno stile proibizionista. Dal governo rispondono che abbassando i volumi di gioco scenderanno sia quelli del gioco legale sia gli altri. Va anche detto che i tecnici dell’esecutivo non hanno previsto sostanziali diminuzioni del flusso di gioco in seguito al provvedimento preso.

Dovranno farsene una ragione, probabilmente, sia le società dell’azzardo sia coloro che hanno offerto loro spazio e visibilità, squadre sportive soprattutto (che perderanno decine di milioni di euro con la chiusura forzata dei contratti). Utile, invece, potrebbe essere l’apertura del dialogo tra le parti per rivedere anche le norme in merito alla presenza delle apparecchiature di gioco sul territorio e il rilancio di settori fortemente in crisi, il tutto inseguendo l’obiettivo comunque del sostenere i casi di giocatori a rischio e prevenirne la nascita di nuovi. 


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