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Politica lunedì 20 gennaio 2014 ore 18:05

Legambiente attacca la Provincia: "Il taglio degli alberi lungo l'Era non serve a niente"

Legname prodotto dal taglio dei giorni scorsi, accumulato sulla passerella per Fabbrica di Peccioli
Legname prodotto dal taglio dei giorni scorsi, accumulato sulla passerella per Fabbrica di Peccioli

Per gli ambientalisti avere tolto gli alberi ha solo aumentato il rischio di far franare gli argini



ALTA VALDERA — Legambiente Valdera interviene nella delicata questione della gestione dell'ambientale dell'Era e della cassa di espansione ribadendo che l'intervento di taglio degli alberi lungo le sponde del fiume non è servito a niente come dimostrato dopo le recenti piogge, quando alla base della passerella per Fabbrica di Peccioli si è accumulata molta vegetazione ostruendo in parte i tubi sottostanti e rendendola inagibile e pericolosa. “Viceversa però gli alberi lungo gli argini del fiume sono stati tutti tagliati esponendo – secondo Legambiente – gli argini al rischio di frana”.

“ Le rive dei fiumi e le coste spesso si sgretolano, proprio là dove gli interventi sono stati sbagliati o lasciati in mano alla speculazione o all'ignoranza”. Comincia cosi la letterea che Legamabiente ha inviato al presidente della provincia Pieroni e all'exconsorzio di Bonifica. “Ci chiediamo com’è possibile che tutto questo avvenga, nonostante le previsioni del Ptiano territoriale di Coordinamento provinciale, sulle norme che come provincia avete voluto, e che come associazioni valutiamo opportune e utili. La cartografia del Sit riporta una fascia di 150 metri dai corsi d’acqua nel vincolo paesaggistico; inoltre l'area è soggetta a vincolo idrogeologico e corridoio ambientale per la quali sono previste varie forme di tutela. In particolare nel Ptc si prescrivono il mantenimento della vegetazione sulle rive”.

Poi gli ambientalisti continuano e dicono: “I funzionari della Provincia che ha autorizzato il taglio a raso sull’Era, hanno tenuto di conto di questi vincoli o no? E come hanno inteso farvi fronte, dato che l’intervento ci appare realizzato senza la minima cura dell’ambiente. Ciò nonostante, operando con movimentazione di terra come se ci si trovasse all’interno di una cava invece che in un ambiente delicato e fragile? Al di là di quello che prevede il progetto, la sua realizzazione appare più affidata ai ruspisti che a dei tecnici attenti alle compatibilità ambientali. Ci immaginiamo che i vincoli presenti siano nati da approfonditi studi e analisi; se i vincoli ci sono, se ne deve tenere di conto e non certo è giustificabile il taglio a raso”.

“Non c'è tutela – continuano gli esponenti di Legambiente Valdera - in quanto è avvenuto, non c’è una mediazione fra tutela dell’ambiente e sicurezza idrogeologica, ma prevale un approccio a nostro avviso distruttivo dell’ambiente, e poco utile anche ai fini della sicurezza. Nell’area poi è stata realizzata una imponente cassa d’espansione, che appare sullo sfondo della seconda foto allegata. La cassa, realizzata con una spesa di oltre 3 milioni di euro a suo tempo fu salutata come la soluzione alle piene. Se una tale meraviglia funziona, che necessità c’è di spianare il territorio intorno? Da quali piene ci difende questa costosa opera monumentale se c’è ancora bisogno di non lasciare in piedi nessuna pianta?”

“Da osservazioni ripetute, temiamo purtroppo che la cassa sia più una causa delle piene che una soluzione, - dicono gli ambientalisti - visto che per i livelli cui è posta, è l’unico luogo dove l’acqua non arriva, ma costituendo un ostacolo nell’alveo del fiume, spinge le acque dalla parte opposta, cioè verso la Sarzanese-Valdera, allagando campi che prima della sua realizzazione non erano colpiti dalle piene e mettendo a rischio la stessa viabilità provinciale. Siamo disponibili a incontrare i membri della giunta ed eventualmente i tecnici per mostrare la documentazione raccolta e per capire cosa sta succedendo nell’alto corso dell’Era. Continueremo a lavorare su questi temi per fornire un contributo fattivo, ma anche per evitare interventi dannosi, e se necessario rivedere alcune realizzazioni effettuate. Ma siamo anche disponibili, - concludono gli ambientalsiti - se i nostri appelli resteranno inascoltati, a ricorrere nelle sedi giurisdizionali competenti, intervenendo come parte civile ove si verifichi la presenza di danni ambientali”. 


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