Questo sito contribuisce alla audience di 
QUI quotidiano online.  
Percorso semplificato Aggiornato alle 09:00 METEO:PONTEDERA7°  QuiNews.net
Qui News valdera, Cronaca, Sport, Notizie Locali valdera
domenica 08 dicembre 2024

— il Blog di

Parole

di - martedì 24 settembre 2024 ore 08:00

Le parole sono caramelle, mi dicevi. Si sciolgono o si spezzano in bocca. Si sputano, quando sono amare. E poi mi cantavi, Parole, parole, parole, parole, soltanto parole, parole tra noi. Con il refrain: Caramelle, non ne voglio più… Appunto. Una vecchia canzone. Uscita da un altro tempo, quando tutto cominciava domani.

Sei bella quando ridi, le dicevo. E lei, perché, se non rido...? E teneva una sospensione, che traduco in puntini, ma era un’amabile minaccia. Una divertita impuntatura. Ho sempre avuto la capacità di infilarmi in discorsi che non so condurre, tantomeno risolvere.

⁃ Ma no, era per dire. Sei sempre bella!

E lo è. Era per dire che sorrideva anche per me, che non sono portato. Non ho la bocca e i denti giusti: né quando li avevo guasti, né quando li ho avuti finti. Volevo dire, ma non lo dissi. Troppo complicato. Non per lei, che era vero che sorrideva anche per me e sembravamo felici.

⁃ Le parole, serbale, non le sprecare per sparare cazzate, che con quelle quattro o cinque cose buone che ti restano da dire ci vai avanti ancora un po’, prima di perdere la memoria. Semmai rifugiati nei pensieri.

Cosi diceva. Mi amava, senza darlo troppo a vedere.

⁃ Perché il bla bla non esiste solo in politica, ma anche in amore e in tutte le altre cose.

⁃ Dici? Chiesi.

⁃ Certo! Rispose.

“Certo” è il suo secondo nome. Il primo non lo rivelo, a tutela della privacy e mia.

- “Odio e amo. Perché lo faccio, forse chiederai. Non lo so, ma sento che accade e sono in croce”. Le recitai, pedante.

- “Che c'è, Catullo? Che aspetti a morire?”. Mi rispose per le rime.

Non lo so, ma spesso e volentieri le parole limitano il sentimento, non sono in grado di definirci, a volte nemmeno di definire la realtà. Non consolano, forse illudono di una qualche, inesistente verità. Di tanti moti del cuore, di tanta ispirazione, o di poca, il risultato è questo, alla fine.

“La parola non c’è/ che ti può possedere/ o fermare. Cogli/ come la terra gli urti,/ e ne fai vita, fiato/che carezza, silenzio./ Sei riarsa come il mare,/ come un frutto di scoglio,/ e non dici parole/ e nessuno ti parla”. Scriveva Pavese invano a Bianca Garufi. Si corrispondevano, ma non come avrebbero potuto. E comunque questi sono solo pettegolezzi che è bene non fare, in rispetto alla memoria.

Ma allora, le parole cadono tra noi leggere, oppure sono pietre? E se in principio era il verbo, che addirittura si fece carne, se le parole sono carne, sono carne e sangue? Quanto sangue? E, se sono pietre, sono per costruire o per flagellare? Non raccoglierò l’artificiosa e rivendicativa contrapposizione con i fatti, né sottoscriverò l’avvento dominante delle immagini. I geroglifici piuttosto, mi hanno sempre incuriosito o il linguaggio dei segni orientale. I simboli, ciò che si vede, ciò che si sente. Ma detesto gli emoji. Raccomando tuttavia attenzione alle parole: a dire “sempre”, ad esempio. Io uso “poi”, “dopo”, “in fondo”, “alla fine”, quasi mai uso “sempre”. Sempre, è tanto tempo. Troppo, forse. E non c’è dato. Anche “forse” mi piace. Sfumarle, lasciarle libere le parole, ma sorvegliarle.

E questi palazzi nella notte! Queste luci. Così struggenti, stringono il cuore. S’intuisce la vita e qua siamo vissuti. Ciao, mia cara. A presto. A un certo punto esistere diventa un elenco di mancanze: affetti e amori, dentature e prostate, cuori e cervelli. Anche se scervellati, forse, si nasce e io, modestamente, come diceva Totò, lo nacqui. Che lui lo diceva dei signori. Ma fa lo stesso. E tu che ripetevi, come in quel film di quell’attore famoso: Coso, là, come si chiama? Accidenti alla memoria!

- “La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”.

Nemmeno quello che ti tocca, se per questo. E lo so che era un po’ scontato, ma era anche per dire dolce, e pure amaro, come certi cioccolatini. Appunto. E allora pensavo, da par mio, che la vita è una scatola di frasi, di cose lette o conosciute. E, prima che mi dimentichi, anzi che mi dimentico -fa più lingua parlata, parlata male- prima che mi dimentico, voglio ricordare. E questo ricordo, che ti voglio bene e ti dico arrivederci, amore mio.

Marco Celati

Pontedera, Settembre 2024

______________________

P.S. Di questi tempi non si può non ricordare Pavese. E Catullo ci sta, con il suo famosissimo “Odi et amo”. Ma anche con “Quid est, Catulle? quid moraris emori?, che ho preso in prestito e sarebbe quasi “Bel mi’ mori’!”. E poi “Le parole tra noi leggere” che è Montale e “Le parole sono pietre”, Carlo Levi. Chiedo scusa. Il resto che ho scritto è mio ed è sincero. Anche Tom Hanks e “Forrest Gump” non li ricordavo davvero. E infine: lunga vita al congiuntivo!



L'articolo di ieri più letto
Un tempo in classe insieme, oggi con famiglie e figli, gli ex studenti e studentesse della scuola ponsacchina si ritrovano per festeggiare
Offerte lavoro Toscana Programmazione Cinema Farmacie di turno

Qui Blog di Blue Lama

QUI Condoglianze



Ultimi articoli Vedi tutti

Attualità

Attualità

Sport

Attualità