Questo sito contribuisce alla audience di 
QUI quotidiano online.  
Percorso semplificato Aggiornato alle 10:30 METEO:PONTEDERA7°  QuiNews.net
Qui News valdera, Cronaca, Sport, Notizie Locali valdera
domenica 08 dicembre 2024

— il Blog di

Pillole

di - mercoledì 19 luglio 2023 ore 08:00

La notte sa di fieno, di erba umida, di fiori pestati. Nell’aria un odore di afa e sudore, di gente e paese. Le luci diffuse offuscano le stelle e i rumori di fondo sopraffanno la musica e il silenzio. Ma c’è un sentore di pioggia, l’annuncio di un temporale estivo, come fosse una promessa per la terra riarsa. Un lavacro. La vita è un mucchio di giorni senza senso e qualche buona giornata. A molti non piace sentirselo dire. E forse è meglio tacere. Che poi da dire non c’è granché, perché tutto è già stato detto, tutto il meglio o il peggio che c’era da dire. Meglio tenersi i pensieri per sé, evitare di riempire l’aria di parole.

Aneliamo il conforto di sempre nuove certezze: le certezze rendono tutto più facile. Ma quali certezze ci restano col passare degli anni? Dal remoto della storia? Poiché tutto scorre, in questa liquida modernità, il cambiamento è l’unica cosa permanente e l’incertezza è la nostra sola certezza, il modo "giusto" di approcciare il mondo. Le sole certezze concesse sono la nascita e la fine. Tutto il resto è incerto e anche di ciò che si vede e si tocca non sempre rimangono fondate verità. Restano di noi i figli, un amore, che sono già tanto. “Non t’amo se non perché t’amo”, l’ineluttabilitàdell’amore ci comanda, “scegliete chi abbracciare finché siete in tempo”: la prima frase è un sonetto di Neruda, la seconda è scritta sul muro del Circolo Bertelli. E poi niente altro ci sopravvive. Nulla. E non “il nulla” che, dice Caproni, sarebbe già qualcosa e forse vi si nasconde Dio. Perché “Dio non c’è, ma non si vede. Non è una battuta: è una professione di fede”.

Un passo evangelico dice di entrare per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Invece stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano. Facile sbagliare, facile perdersi. Ma francamente non è questione di perdersi o, peggio, di perdizione. Perdersi per aver scelto la strada più facile e larga è possibile, certo. Come dare risposte semplici a domande complesse. Ma il fatto è che è difficile attraversare la vita e il destino: è come la traversata del deserto con il vuoto e le tentazioni, i demoni, le oasi rare, le rotte carovaniere, i miraggi, l’effetto fata morgana. Ghibli e tempeste di sabbia, sole abbacinante di giorno. E di notte, sospeso, un universo di stelle. Così in fondo è la vita.

Un cuore di spine, un cuore sacro che sanguina. Ma anche il più sanguinante dei cuori può essere guarito. C’è una strada, narrata dal compianto Gianni Celati -uno scrittore, non parente, nemmeno alla lontana- che si chiama "Via delle Anime". E il bello di questa strada è che, nonostante il nome così promettente ed evocativo, non porta da nessuna parte. Che forse è il destino delle anime. In provincia di niente, orizzonte ristretto, nessuna vista dall’alto: un viaggio nella nebbia delle pianure e della vita. Immaginario felliniano, carnevali esausti, mari piatti, finti, piroscafi di cartapesta, ricordi inventati. Esiste la provincia?

La provincia è una targa, una sigla che si scrive fra parentesi. La istituì Napoleone, come i prefetti. Sono un mucchio di carte, abolite e ora riammesse da queste nuove marionette del potere. Un potere, nemmeno fine a sé stesso. La provincia siamo noi, quelli che siamo di qua o che quaggiù piovono e capitano da altrove per fermarsi per sempre o per un po’. E c’è una provincia dell’essere, che è più di una carta geografica, una provincia dell’anima che ci resta dentro, che ci definisce senza limitarci. Milan Kundera in eloquente, significativo silenzio è morto a Parigi, una provincia del mondo, e voleva essere dimenticato, forse invocava, non il peso della memoria, ma la leggerezza dell’oblio, che sarebbe un diritto. E sarà ricordato per sempre.

Perché scrivere serve o forse no. Serve chi lo fa bene -non certo io- chi parla all’anima dell’anima: alla nostra e quella del mondo. Che, mi dici, è una merda e forse hai ragione. Forse anche più di quello che dici. Forse più per altri che noi, a cui pure, bene non va. È che io a volte non so se sia più merda il mondo o la vita. Ma intanto ho chiuso le imposte, il ronzio del climatizzatore assicura il refrigerio dalla vampa. Il calore si toglie da dentro per spingerlo fuori. Dove tutto brucia o dilava. È così che do il mio contributo di conforto-sconforto a peggiorare le cose, alla feroce, crudele, inedia del mondo e mi ritiro, senza parole. E non sono migliore.

Marco Celati

Pontedera, Luglio 2023

______________________

Questi pensieri incoerenti -assunti in pillole, non certo di saggezza- nascono da percorsi altrettanto incoerenti e frammentari. Frasi colte al volo dal film di genere "Dead man down - Il sapore della vendetta" e dal più pregiato "La ballata di Buster Scruggs" dei fratelli Coen. La televisione contribuisce con la trasmissione "Alla ricerca del ramo d’oro" di Edoardo Camurri. Poi, oltre ai citati Caproni e Neruda, c’è addirittura, mal letto e peggio interpretato, travisato con Eraclito, Bauman che non risolve il paradosso della "società liquida", anzi l’aggrava. Ha ragione Kundera: l’esistenza è insostenibile e leggera, magari non è uno scherzo. Il mondo è solo sbagliato, ingiusto, sfruttato e andrebbe rispettato e cambiato. Perché tutto concorre e si tiene: sono pillole da mandar giù, come quelle per l’insonnia che sono finite.

Corazon Espinado” Santana Maná


Corazon Espinado
L'articolo di ieri più letto
Un tempo in classe insieme, oggi con famiglie e figli, gli ex studenti e studentesse della scuola ponsacchina si ritrovano per festeggiare
Offerte lavoro Toscana Programmazione Cinema Farmacie di turno

Qui Blog di Blue Lama

QUI Condoglianze



Ultimi articoli Vedi tutti

Attualità

Attualità

Attualità

Attualità