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Attualità lunedì 15 settembre 2014 ore 14:30

Oltre 200mila euro di raccolto divorati in un anno

La stima di Coldiretti Pisa che chiede interventi urgenti, specie contro i cinghiali. La rabbia di un agricoltore: "Non sono il garzone dei cacciatori"



PISA — Oltre 200mila euro in un solo anno. Sono i danni alle colture opera di animali selvatici dichiarati dagli agricoltori della provincia di Pisa nel solo 2012, quasi triplicati rispetto al 2011 (+ 129 per cento).

Poco meno dei livelli record del 2008 quando cinghiali, daini, caprioli, mufloni danneggiarono 217mila euro di produzioni agricole (dati Osservatorio regionale), più della metà opera dei cinghiali. 

Sul tema, Coldiretti Pisa organizzerà una serie di incontri su tutto il territorio. Intanto, anche nella prima parte del 2014, le segnalazioni di devastazioni alle culture sembrano non diminuire: gli ultimi casi a Pomarance, nella Val di Cecina, una delle aree più segnate dalla piaga dei cinghiali e il Valdarno, Montopoli dove Ottorino Turini, storico agricoltore, si è visto “asfaltare” 3mila euro in valore di mais. “Non sono il garzone dei cacciatori" ha tuonato.

Coldiretti torna a chiedere alla “Regione Toscana, alla Provincia di Pisa e all’Ambito Territoriale di Caccia di cambiare passo per risolvere un’emergenza che fino a qui è stata gestita con misure e interventi inadeguati. Il risarcimento – rilancia Fabrizio Filippi, presidente provinciale Coldiretti – non è la soluzione. Non è quello che vogliamo. La priorità è ridurre drasticamente la popolazione della fauna selvatica”. 

Anche perché “Ne sono stati contati 43 esemplari in un colpo solo – racconta Filippi – il proprietario non voleva crederci. Le recinzioni elettriche sono state completamente inutili”. A chiedere il contingentamento urgente è stato, nelle scorse settimane, anche Fausto Cantini, imprenditore cerealicolo nella frazione di Montecastelli Pisani a Castelnuovo Val di Cecina. “Non ce l’ho con i cacciatori – precisa Cantini - ma di chi sono questi cinghiali? Sicuramente non sono miei. Preferirei non avere un centesimo di rimborso e vivere dei miei prodotti che ritrovarmi ad essere costretto a denunciare i danni che ormai subiamo periodicamente. Io vivo di quello che produco”.

Mai, come quest’anno, il numero d cinghiali a spasso per i boschi sembra fuori controllo. Complici le piogge, si spingono ormai ogni giorno, anche in pieno giorno, fino sotto le finestre della aziende agricole sfidando la presenza dell’uomo. Sono già decine le richieste di risarcimento inviate all’Atc. Alcune per aver perso addirittura l’80 per cento del raccolto. “La questione non è più rimandabile oltre e che i risarcimenti, per quanto importanti, non ripagano il lavoro e il sacrificio di chi fa agricoltura – spiega Aniello Ascolese, direttore provinciale Coldiretti –. Le aziende agricole dovrebbero essere al centro della catena alimentare del consumatore e non per gli ungulati”. 

La presenza di cinghiali, caprioli, daini e storni ha effetti anche su alcune produzioni molto importanti per il Pil agricolo pisano come la viticoltura e sulla stabilità idrogeologica dei terreni. Secondo la principale organizzazione agricola toscana il numero ormai fuori controllo della fauna selvatica avrebbe un peso specifico molto elevato nell’abbandono e nella progressiva erosione dei vigneti in tutta la regione in particolare nelle aree montane, marginali e svantaggiate dove la presenza dell’agricoltura e dell’impresa agricole gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’assetto e della stabilità idrogeologica dei terreni


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