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Attualità giovedì 11 aprile 2024 ore 12:15

Colline pisane, mai così tanti lupi da 300 anni

Uno studio realizzato dall'Università di Pisa lo conferma: la rinaturalizzazione dell'ambiente ha favorito il ritorno del predatore



PROVINCIA DI PISA — Non solo è tornato stabilmente a popolare le colline pisane, ma da tre secoli non è mai stato così numeroso. Il lupo è al centro di uno studio condotto dal Dipartimento di Scienze veterinarie dell'Università di Pisa, che sulla rivista Human Dimensions of Wildlife ha tracciato lo sviluppo della sua presenza in Provincia a partire dal XVII secolo.

Il quadro che emerge segna un progressivo declino del lupo, con una fase di estinzione locale nel secondo dopoguerra. Un culmine arrivato a seguito di tre momenti storici cruciali: l'inizio della dominazione dei Lorena nel Granducato di Toscana, dal 1737, l'Unità d'Italia nel 1861 e la riforma agraria del 1950.

Infatti, mentre prima del Settecento la presenza del lupo era piuttosto significativa, con l'espansione dell’attività agricola, correlata alla deforestazione e alla bonifica iniziata dai Lorena fino all’Unità d’Italia, c'è stato un profondo cambiamento nel paesaggio rurale, che ha comportato, alla lunga, l'estinzione. Dopo la Seconda guerra mondiale, però, è stata la riforma agraria a stimolare il graduale ripristino dell’ambiente, con la conseguente ricolonizzazione da parte del lupo.

"L’idea di questa ricerca - ha spiegato il professor Antonio Felicioli - è nata dalla curiosità di conoscere e capire la storia di questo predatore sulle colline pisane dopo che, nell'Ottobre 2018, è stata accertata inaspettatamente la presenza di un branco nell’area di Crespina-Lorenzana e Casciana Terme-Lari".

L’analisi storica, inoltre, ha portato inoltre all’identificazione di 14 toponimi nelle colline pisane che richiamano la presenza di questo carnivoro, come Salto del Lupo, ancora oggi usati. 

"La presenza attuale del lupo nelle colline pisane è frutto di una naturale ricolonizzazione da parte del predatore avvenuta a seguito di un processo di rinaturalizzazione del territorio - ha sottolineato la dottoressa Francesca Coppola, prima autrice dell’articolo e attualmente assegnista di ricerca - l’auspicio è di favorire una presa di coscienza sull’importanza dei processi di rewilding ambientale e, al tempo stesso, di frenare l’irrazionale onda emotiva che spinge verso l’uccisione del lupo".

Allo studio hanno partecipato anche Alessia Di Rosso, laureata in Produzioni animali con dottorato di ricerca in Scienze veterinarie, Chiara Benedetta Boni, laureata in Conservazione ed Evoluzione e dottoranda in Scienze veterinarie, Samuele Baldanti, dottore agronomo e forestale, Michele Malasoma, impegnato con lo sportello di Agroecologia per lo studio e conservazione della fauna selvatica nel Monte pisano, e Cosimo Gabbani, appassionato di natura ed esperto ornitologo.


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