Cronaca sabato 26 novembre 2016 ore 11:39
"L'angoscia condizionò le indagini su Jalal"

La corte di assise di Pisa ha emesso le motivazioni della sentenza che ha scagionato il 26enne marocchino accusato di istigare alla Jihad
PONSACCO — Le indagini che hanno portato all'arresto di Jalal El Hanaoui sono state condizionate da "angoscia collettiva" provocata dal terrorismo islamico fondamentalista. Ad affermarlo sono stati i i giudici della corte di assise di Pisa, una dichiarazione che arriva con le motivazioni della sentenza con la quale il 23 settembre scorso il 26nne marocchino è stato assolto ''perché il fatto non sussiste''.
Jalal El Hanaoui era accusato di aver istigato alla jihad usando Facebook. Secondo i giudici, l'indagine si è svolta in un clima "connotato dalla concomitanza di episodi delittuosi di tale matrice, che hanno scosso la comunità internazionale e che, verosimilmente, hanno pesantemente condizionato l'attività di indagine, coinvolta dall'accresciuto coefficiente di angoscia collettiva".
Per la corte di assise, a causa di questo condizionamento gli investigatori avrebbero assunto un atteggiamento "volto a convalidare posizioni di iniziale sospetto più che a sottoporre a vaglio gli elementi acquisiti".
Per i giudici, i post, i video e le immagini pubblicati su facebook dal 26enne, titolare di quattro account e amministratore sul social network di quattro gruppi di discussione di fede musulmana, sarebbero stati interpretati "alla luce di elementi di sospetto elevati al rango di verità indiscutibili" e considerati "fuori dal contesto"
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