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Cultura giovedì 05 dicembre 2019 ore 14:43

"Arcadia e Apocalisse", la nuova mostra

E' la quarta rassegna di grande arte da quando il Palazzo Pretorio è stato trasformato in Palp. Apertura da domenica prossima



PONTEDERA — Domenica 8 dicembre si inaugura al PALP Palazzo Pretorio la mostra "Arcadia e Apocalisse", paesaggi italiani in 150 anni di arte, fotografia, video, installazioni ideata e curata da Daniela Fonti e Filippo Bacci di Capaci e promossa dalla Fondazione per la Cultura. Comune di Pontedera e Fondazione Pisa, con il patrocinio e il contributo della Regione Toscana. La mostra, che proseguirà sino al 26 aprile 2020, ha l’obiettivo di indagare il modo in cui il paesaggio è stato percepito e rappresentato artisticamente dal 1850 fino ai giorni nostri, mettendo in luce quelli che sono stati i cambiamenti in materia di estetica e di codici rappresentativi e cercando al contempo di sensibilizzare la coscienza dei visitatori sul tema del degrado ambientale.

La mostra è stata presentata ieri dal sindaco Matteo Franconi che ha sottolineato come l'arte sia molto importante, da Daniela Pampaloni presidente della Fondazione Cultura, da Andrea Modesti e dagli altri curatori. E' la quarta importante mostra al Palazzo Pretorio dopo la sua trasformazione da Tribunale a varie funzioni con l'arte al primo posto. 

Attraverso un lungo racconto che si avvale di opere pittoriche, scultoree, arti decorative, fotografia e nuovi media – dalla metà dell’Ottocento ad oggi – l’esposizione ruota intorno al pensiero creativo sul paesaggio, un genere pittorico ereditato dal Settecento come rispecchiamento della natura nell’arte, in antitesi alla pittura mitologica e di storia, che si libera dai suoi stereotipi senza però scomparire, per la capacità che il paesaggio stesso ha di rinnovare profondamente i propri significati e codici rappresentativi, di riflettere le radicali trasformazioni della cultura artistica italiana e della società nel suo complesso.

La mostra si articola in vari capitoli, dalla diversa estensione, che servendosi della pittura, della fotografia, più avanti del video, del film e delle installazioni, conducono lo spettatore ad immergersi nei sentimenti e nelle riflessioni che – di decennio in decennio – il paesaggio ha ispirato negli autori e nei fotografi e ad apprezzare e comprendere opere che vogliono essere, oltreché immagini coinvolgenti, anche documenti in cui si travasa l’intera cultura di un’epoca. La pittura di paesaggio è infatti il frutto di un processo molto complesso di interpretazione e ‘ricostruzione’ della natura, che coinvolge il momento storico di riferimento con il suo sistema di relazioni, la cultura artistica cui l’autore appartiene e la storia individuale.

Sentimenti e riflessioni che nel corso della lunga trasformazione del Bel Paese, trapassano dalla scoperta, in epoca ottocentesca, di un “paesaggio italiano” ereditato dal “Grand Tour” offerto alla modernità come cornice d’inalterata bellezza, alla testimonianza delle azioni talvolta violente che la storia ha inflitto al territorio italiano (dalle demolizioni alle devastazioni delle guerre), agli sconvolgimenti legati all’epoca della ricostruzione postbellica, al definitivo tramonto del mito post-romantico e alla sua sostituzione con azioni di trasformazione così invasive e devastanti da far presagire una imminente Apocalisse.


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