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Attualità domenica 13 gennaio 2019 ore 11:27

Dalle Crociate a don Armando

La Chiesa ha avuto tante evoluzioni e ora quella di Francesco piace di più alla sinistra un tempo nemica.



PONTEDERA — Mentre Papa Benedetto XV giudicò e bollò la prima guerra mondiale - nella quale l'Italia entrò con entusiasmo maggioritario il 24 maggio 1915 - come "inutile strage", "orrenda carneficina" e "suicidio dell' Europa civile", il proposto di Pontedera monsignor Dante Pasquinucci scrisse invece nel Crhonicon, il diario dei parroci, "così' si è compiuto il nostro dovere, così si è acquistato onore e gloria alla Patria". L'esatto contrario. 

In quel giorni che poi diventarono quattro anni di guerra entrò nel Duomo di Pontedera anche la bandiera tricolore, fino ad allora malvista dall'italico cattolicesimo sul quale incombeva ancora la presa di Roma (1870) da parte dello Stato liberale. E un cattolico pontederese fervente e impegnato come il futuro presidente Giovanni Gronchi, partì volontario per il fronte nonostante fosse orfano e avesse il diritto di restare a casa. 

Allora la diocesi di Pisa era retta dal grande cardinal Maffi, anche lui sostenitore dell'entrata in guerra e per questo citato in tutta Italia, mentre la chiesa italiana era stata nettamente contraria all'intervento di pochi anni prima (1911) per la conquista della Libia. Ultimo esempio: un cardinale belga (il Belgio fu conquistato subito dalle armate tedesche, poi sconfitte) scrisse e disse addirittura che le vittime del conflitto cadute al fronte senza avere avuto la confessione sarebbero state salvate. Insomma, sarebbero andate in paradiso o quantomeno al purgatorio. 

Le feste natalizie sono passate e si sono placati gli ormai tradizionali scontri, duri ma per fortuna verbali, fra i sostenitori e gli accusatori di don Armando Zappolini che ogni anno presenta presepi portatori di messaggi, a esempio contro chi non vuole gli extracomunitari. Per questo, e non solo, si possono e forse si devono più tranquillamente storicizzare i duemila anni della chiesa cattolica,. mondiale e locale, per ricordarne le divisioni interne e le mutanti posizioni. Ma essendo impossibile ripercorrere qui duemila anni di storia cristiana, dalle persecuzioni alle crociate e via e via, si può ricordare che anche la chiesa pontederese avversò il comunismo scomunicato nel 1949 col Papa Pio XII, mentre i comunisti, con tutte le singole eccezioni, dei singoli, controbattevano con altrettanta e magari più avversione che metteva in angosce le mogli credenti e osservanti strette tra due fronti. 

Due esempi locali fra i tanti possibili: dopo la seconda guerra il comune di Pontedera cercò di bloccare la ricostruzione di un nuovo campanile del Duomo - i due precedenti erano stati minati dai tedeschi - asserendo che nessun edificio doveva superare le disposizioni del piano regolatore, mentre un gruppo di giovani cattolici distribuì volantini politici contro l'invasione sovietica della Cecoslovacchia (1968) stampandoli col ciclostile nella canonica del Duomo e su concessione del proposto Bernardini. 

Ora la chiesa di Papa Francesco ha visioni che piacciono molto a sinistra sia moderata che più ferrea, e il vescovo di San Miniato ha di nuovo approvato il presepe alternativo, la capannuccia col bambinello accostata ai rifiuti, di Don Armando Zappolini. Ma, ne siamo sicuri, fra i preti qualcuno la pensa diversamente anche se non lo dice. E così continua la storia dei corsi e ricorsi anche nel cristianesimo come in qualsiasi altro settore, sociale, economico, culturale, politico, dell'umano vivere.

Per chi vuole saperne di più, su queste vicende relative alla chiesa di Pontedera in rapporto alla Grande Guerra sono usciti due libri delle edizioni Tagete, uno di Paolo Morelli sul Crhonicon del proposto Pasquinucci e uno curato da Floriano Romboli sul diario di guerra del cattolico pontederese Gualtiero del Guerra. Entrambi sono stati presentati alla biblioteca Gronchi per iniziativa dell'Associazione Italiana di Cultura Classica con ottimi interventi e recensioni degli storici Angelica Zazzeri di Montecastello e Federico Mazzei di Ponsacco.


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