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Attualità mercoledì 11 marzo 2020 ore 16:00

​Pontedera, le bombe e il virus

Il malefico 'corona' tiene molti cittadini in casa e in ansia, ma pur non essendo una vera consolazione, nel passato c'è stato anche di peggio. A cominciare dai bombardamenti.



PONTEDERA — Pontedera è stata deserta, deserta davvero salvo qualche ombra fugace d'uomo e salvo i tedeschi che fecero saltare case e campanili e sparsero bombe e ordigni prima di lasciare la città, dal 18-19 gennaio al 2-3 settembre del 1944. Quasi 8 mesi. 

Il 18 gennaio gli americani bombardarono la città 'a tappeto', ovvero senza veri e propri obiettivi strategici se non la gente che aveva tentato di salvarsi riparandosi sull'Arno e sull'Era, facendo circa 130 morti, più altri che perirono dopo giorni o settimane. Mentre per mano tedesca, ovvero congegni bellici lasciati nelle case, morirono alcuni cittadini quando tornarono dai rifugi vicini e lontani. 

Crediamo che proprio i bombardamenti del '44, e soprattutto quello del 18 gennaio, siano stati il dramma più grosso della storia di Pontedera, fondata da Pisa nel XIII secolo portando fra le neonate mura gli abitanti di tre villaggi vicini. Ma almeno un'altra volta (1454; vedi "Le fortificazioni medievali" di Paolo Morelli) la allora Pons ad Heram si era ritrovata con sole 2 famiglie a causa delle guerra tra pisani e fiorentini che aveva distrutto quasi tutti gli edifici. Una tragedia alla quale il governo fiorentino rimediò, almeno in parte trasferendo qua un centinaio e forse più di lunigianesi e garfagnini. Dai quali, dice la leggenda che ci può far sorridere, sarebbe scaturita la tradizione della saporita 'cecìna' pontederese

Anche Pontedera ha ovviamente dovuto subire le pesti del '300 e del '600, la febbre-epidemia 'spagnola' di fine prima guerra mondiale che falcidiò tra i 25 e i 50 milioni di europei (e chi scrive perse una futura zia, allora bambina, la quarta figlia dei miei nonni alichesi), ha visto morire suoi concittadini nelle battaglia della prima e seconda guerra mondiale oltre al bombardamenti del '44 e ha avuto anche un'alluvione. Nella quale, però, non morì nessuno - fortuna collegata col fatto che esondo l'Era e non l'Arno - mentre i pontederesi dovettero stare chiusi in casa, propria e altrui, soltanto per un qualche giorno e notte. Alcuni ospiti di famiglie dei piani superiori. 

Sul coronavirus non vogliamo dire niente perché in questo inizio del tremila le informazioni e le comunicazioni sono così tante da risultare anche un po' esagerate. Ma ora il mondo funziona così. Ribadiamo invece che le tragedie passate non possono alleviare quella attuale e comunque meno tragica, tuttavia sapere, per chi di storia ne sa poco, che nei secoli c'è stato anche di peggio può in qualche modo e almeno per un po' allontanare, se non l'ansia, la noia della quarantena.


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