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Attualità mercoledì 11 luglio 2018 ore 15:25

Quando la Vespa uccise l'elicottero

Il PD4

Nel '52 la Piaggio stava per lanciare la grande novità ma anche il quarto prototipo cadde sulla pista e Enrico Piaggio disse "basta"



PONTEDERA — Alle 19,15 del 5 agosto 1952 la Vespa sconfisse definitivamente l'elicottero nella partita giocata in casa Piaggio. Una partita, peraltro, fratricida (si fa per dire) perché Vespa e nascente elicottero erano figli dello stesso padre, l'ingegner Corradino d'Ascanio che già prima della guerra aveva progettato elicotteri e soprattutto aveva inventato l'elica a passo variabile per poi dedicarsi, a fine conflitto, al piccolo scooter che conquisterà il mondo.

Ma D'Ascanio voleva realizzare anche il suo primo sogno, l'elicottero, appunto, e riuscì a convincere Enrico Piaggio a mettergli a disposizione mezzi economici e uomini per realizzarlo a Pontedera. Purtroppo, quel tardo pomeriggio d'agosto anche il quarto prototipo, chiamato 'PD4', si schiantò sulla pista dell'aeroporto, attiguo alla fabbrica, appena levatosi in volo. E fu la fine. Il padrone, Enrico Piaggio, vide tutto dalla finestra e subito ordinò all'ingegner Lanzara, futuro direttore dello stabilimento, di far portare via e far distruggere subito i rottami, conservando soltanto i motori. E per esser ancora più chiaro, il giorno dopo Enrico Piaggio scrisse una lettera-ordine alla direzione aziendale per decretare la fine del progetto, cominciando la missiva con una frase che dice tutto: "Ho appreso con dispiacere, ma senza sorpresa, dell'incidente... Aspetto una relazione dettagliata mentre la colpa è sia dell'elicottero, su cui avevo da tempo espresso giudizio negativo, sia del pilota...".

Il progettisa D'Ascanio non era citato ma il riferimento a lui era chiaro. D'Ascanio fu molto colpito da questa decisione e soltanto più tardi troverà il modo di scherzarci, amaramente, sopra. "La Vespa mi ha punto le ali", diceva a tutti, per dire che il successo della Vespa, nel '52 già lanciatissima sui mercati non solo italiani, aveva decretato la fine del suo primo sogno, l' elicottero che, spiegherà più volte D'Ascanio, aveva bisogno di altre prove per superare i problemi. 

E se il PD4 non fosse precipitato oppure se Enrico Piaggio avesse concesso altre prove?

Rispondiamo noi: Pontedera avrebbe costruito anche elicotteri (che invece costruirà l'Augusta) veicolo diventato, nella seconda metà del secolo scorso, protagonista dei cieli sia per le guerre, come quella del Vietnam, che per le imprese di pace, salvataggi e trasporti sanitari. Negli anni '80, fra l'altro, il reparto elicotteri militari di stanza a Pisa stava per trasferirsi proprio sulla pista di Pontedera dove avrebbe realizzato una base. Ma la Piaggio per prima si oppose, mentre ora il campo di atterraggio e decollo per gli elicotteri del Pegaso è il campo di calcio della Bellaria Cappuccini, munito anche di manica a vento. (2, continua)

Mario Mannucci
© Riproduzione riservata


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Corradino d'Ascanio. Dall'elicottero alla vespa (parte 1 di 3)
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