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Spettacoli mercoledì 09 dicembre 2015 ore 12:36

Teatro, weekend con Michele Santeramo

Due spettacoli in cartellone, uno alla biblioteca Gronchi venerdì pomeriggio e poi al Teatro Era per tutto il fine settimana



PONTEDERA — Da venerdì 11 a domenica 13 dicembre (venerdì e sabato ore 21 e domenica ore 18.30) Michele Santeramo è in scena con La prossima stagione. Spettacolo da leggere, da un’idea di Luca Dini e Michele Santeramo, immagini Cristina Gardumi, assistente alla regia Erica Artei, produzione Fondazione Teatro della Toscana.

Vincitore del premio della critica 2013, premio Hystrio 2014, Michele Santeramo, in questo lavoro drammaturgo, regista e interprete, presenta un piccolo e prezioso testo che attraversa il presente fino ad arrivare a un’ambientazione a tratti surreale, un futuro immaginario. È un racconto delicato, tenero e intimo in cui i due protagonisti prendono vita grazie alle parole di Santeramo e alle immagini di Cristina Gardumi e, percorrendo varie fasi della loro vita, affrontano le piccole e grandi problematiche del rapporto di coppia.

Un lui e una lei, marito e moglie, mostrati al presente in sei momenti della loro vita, a distanza di dieci anni l’uno dall’altro, dal 2015 al 2065, cercano una risposta a come le vite delle persone saranno costrette a modificarsi, accontentarsi, piegarsi, perché intanto il mondo sarà cambiato ma le persone continueranno ad avere le stesse pulsioni profonde, gli stessi desideri, le stesse passioni. Viola e Massimo passano tra gli stravolgimenti imposti dal modo nuovo di vivere: un macchinario che permette di vedere i ricordi li costringerà a raccontarsi ogni verità; i soldi spariscono e al loro posto, per pura democrazia, viene usato il sangue; la morte è obbligatoria e si prenota ad orario e giorno esatti; i pasti sono sostituiti da barrette energetiche complete.

Scrive Michele Santeramo: “Quando con Luca Dini ho cominciato a chiacchierare di questo spettacolo, avevo in mente due cose: la tenerezza e la fantascienza.

Come si potevano mettere insieme, questa era la domanda a cui abbiamo cominciato a dare risposta. Mi interessava ragionare sulla tenerezza perché credevo e credo che sia un sentimento, o uno stato d’animo, sempre più vituperato, da nascondere, che non fa onore a chi la prova.

Sembra da deboli provare tenerezza.

E poi c’era la voglia di inventare il mondo, per paradossi e per ellissi, di proiettarlo con libertà e con arbitrio nei prossimi sessant’anni, e stare a vedere cosa ne sarebbe venuto fuori.

Come reagiscono due persone nate nel secolo scorso, come me, ai cambiamenti che il mondo

intorno produce e ai quali sembra che nessuno possa sottrarsi? Basta la reciproca tenerezza, per rimanere vivi nonostante tutto? Avevo bisogno di credere che se oggi sapessimo fermarci, se lo facessimo adesso, troveremmo uno sguardo diverso, un respiro migliore, forse semplicemente un’attesa, un tempo vuoto al quale non siamo più abituati”.

Venerdì 11 dicembre alle ore 17.30 Michele Santeramo sarà all’Auditorium della Biblioteca Gronchi in Storie d’amore e di Calcio, a ingresso gratuito.

Le storie di cui tratta lo spettacolo legano calcio e amore di paese. I protagonisti sono persone di cui mai si sentirà parlare. La piazza della quale si racconta non sarà mai sui giornali, eppure contiene ogni sera il pulsare profondo delle vite di quelle poche persone che spendono il tempo a inseguire sogni, perderli, innamorarsi, perdere. Questi posti, e di conseguenza queste storie, conservano il gusto di una Italia diversa da quella ogni giorno raccontata dalle troppe informazioni di cui si è vittime. Raccontano un Paese in cui è ancora possibile conoscere tutti, interessarsi delle vicende dei figli, stabilire un senso di appartenenza ad una comunità. Attraverso il calcio di paese e i suoi personaggi si tenta di raccontare un mondo fatto di sentimenti semplici, quelli che stanno dietro l’intelligenza e che provano a descrivere il principale nucleo emotivo delle persone. In questi racconti di calcio una punizione può avere un significato divino, e non essere soltanto un calcio da fermo; un rigore può cambiare la storia di una vita, non di una partita. Non è uno spettacolo che racconta l’attualità del pallone italiano, né le pure eccezionali imprese delle grandi squadre e dei campioni. Piuttosto assomiglia a certe serate immaginate in compagnia di Brera e Rocco, davanti alla tovaglia a quadretti di una trattoria, a bere vino, parlar di donne e solo di sfuggita riflettere sul calcio.


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