Progetto comune risponde al Pd

In una nota inviata alla redazione Marianelli e Cavallini parlano della questione Fondi rustici: "Il fallimento dell'operazione non dipende da noi"

PECCIOLI — “Il fallimento dell'operazione Fondi rustici non dipende da noi”. La lista d'opposizione di Peccioli Progetto comune ritorna sulla questione Fondi rustici e risponde alla sezione Pd di Peccioli. Nella nota inviata da Marianella Marianelli e Franco Cavallini si legge: “Ringraziamo gli amici del Pd per la considerazione di cui ci fanno oggetto, in quanto ci ritengono fautori del fallimento del progetto Fondi rustici bene comune, non accorgendosi che così ci danno dei meriti che avremmo avuto, come persuasori occulti di opinione, sfavorendone la riuscita. Ma così, cari amici, sminuite il prestigio accattivante e convincente del vostro leader ed i vasti e martellanti mezzi che ha messo in campo. Ha girato in lungo e in largo Valdera e dintorni, incontrando indistinta popolazione e settori professionali, produttivi e dirigenziali, sbandierando anche il consenso che questi gli esprimevano. E invece, cosa abbiamo potuto noi, quasi ignorati dai mezzi di comunicazione e con platee ben più ristrette? Allora la nostra credibilità da sola sarebbe stata il differenziale? Questa sarebbe la conclusione a cui fa giungere la vostra riflessione, ve ne accorgete?”.

La lista guidata da Marianelli e Cavallini ammette di aver sperato che l'operazione Fondi rustici riuscisse nonostante avesse avuto altri progetti per la ex Fattoria Gaslini: “Abbiamo sempre affermato che avremmo fatto altre scelte per la ex Gaslini, ma ci auguravamo per il bene della collettività e per i soldi già spesi in campagne promozionali ed altro, che l’operazione riuscisse, cari amici, e, volutamente, non abbiamo voluto in nessun modo calcare i toni per scoraggiare gli investimenti; non ci sembrava corretto, durante la campagna elettorale, sabotare l’operazione a fini propagandistici. Questa è la moralità che ci ha contraddistinto e ci contraddistingue. ”

La nota di Progetto comune si conclude così: “Ora possiamo dire che avevamo ragione e vi chiediamo: ma se in tanti vi esprimevano consenso a parole, a cui non sono seguiti i fatti non vi viene il dubbio che lo facevano perché lo dovevano fare, pur non credendoci fino in fondo? Il fatto è uno: spiace dirlo, ma siete voi che dovrete spiegare al vostro elettorato, alle imprese locali, ai piccoli risparmiatori il vostro insuccesso”.

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