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Psico-riflessioni post covid di inizio estate

di - venerdì 26 giugno 2020 ore 07:30

Psico-Cose vuole essere uno spazio virtuale nel quale vengono trattati temi di quotidianità, osservati attraverso una lente particolare: quella della psicologia. I luoghi comuni guardano alla psicologia come aduna disciplina strana, lontana dalla nostra vita, e appannaggio spesso della follia. Il mio intento è proprio quello di ribaltare questa visione, avvicinando il più possibile la psicologia a tutto ciò che accade intorno a noi ogni giorno. Qualche curiosità, qualche riferimento teorico e tanta attualità vogliono essere gli ingredienti per questa mescolanza di tematiche. Ma non solo. Visto che della nostra vita fanno parte anche le canzoni, i film, le serie tv, i libri, mi piacerebbe instaurare un dialogo virtuale con voi lettori anche su questo, scambiandoci osservazioni, commenti, curiosità, con la ferma convinzione che, senza il confronto, la conoscenza perde potere.Mi piacerebbe anche raccontare i punti di vista sulla psicologia di personaggi, più o meno famosi, che vivono o hanno vissuto nella nostra Regione, proprio per offrire a voi lettori uno sguardo interno, locale, vicino il più possibile alla nostra realtà quotidiana.Insomma, la speranza è quella di avvicinare sempre più persone alla psicologia senza averne timore, senza pregiudizi, con la professionalità che questa disciplina merita, ma anche con la semplicità delle piccole cose, piccole psico-cose!

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PSICO-RIFLESSIONI POST COVID DI INIZIO ESTATE

Chissà come racconteremo questo inizio anno alle generazioni future…magari inizieremo con un: “Correva l’anno 2020…”. No, non direi proprio! Perché questo 2020 non ha affatto corso, anzi! Da marzo a maggio il tempo si è apparentemente fermato. La quotidianità è stata stravolta, in maniera più o meno intensa. È vero che da noi, in Toscana, il virus è stato meno incisivo di quanto non lo sia in altre regioni (la Toscana è al decimo posto in Italia come numerosità di contagi), ma la paura è stata molta, e le vittime non poche.

Era marzo, siamo rimasti fermi, isolati, al sicuro nelle nostre case, anche se, giorno dopo giorno, per alcuni, hanno preso le sembianze di una prigione. La paura e l’angoscia sono diventate emozioni centrali del nostro vivere. Poi marzo è passato, ma il Covid no. I Tg, il bollettino delle 18, sono diventati appuntamenti fissi per molti di noi, e le notizie sembravano essere sempre meno incoraggianti. I DPCM che si rincorrevano, le autocertificazioni che cambiavano a ritmo serrato, e la speranza che si affievoliva. Siamo arrivati a Pasqua, la prima festa lontani dai nostri cari. Una giornata passata nella solitudine delle nostre case, magari in videochiamata con parenti ed amici, con il “nemico invisibile” sempre lì pronto a spaventarci. Lavori che si allontanavano, preoccupazioni per la situazione economica, e la scuola chiusa, almeno fisicamente. Ed ecco, è arrivato maggio, il “mese dei congiunti”. A poco a poco abbiamo potuto rivedere i nostri cari, sempre a distanza, sempre con la paura che tutto potesse di nuovo precipitare. Adesso è giugno, anzi, è quasi finito anche giugno, e le nostre vite sono sufficientemente ripartite. Il virus sta diminuendo la sua forza, la curva dei contagi scende, le attività produttive sono riaperte ormai tutte.

Ed è ora che si contano i danni. Mi riferisco, ovviamente, a quelli psicologici. Abbiamo vissuto tre mesi alla totale dipendenza di paura, sgomento, angoscia, isolamento, instabilità e incertezza. E adesso? Adesso siamo un po' tutti vittime del PTDS, ossia del post traumatico da stress! Secondo il DSM V, il manuale diagnostico dei disturbi mentali più comunemente utilizzato, il PTDS è caratterizzato dal fatto che la persona sia stata esposta ad un trauma nel quale ha vissuto, ha assistito, o si è confrontata con eventi che hanno implicato morte, o minaccia di morte. In parole povere, aver vissuto il Covid, ci ha resi iper-reattivi a ciò che ci capita intorno, facendoci sentire spaventati, oppure, dal lato opposto, pronti a buttarci tutto alle spalle, sperando di dimenticare il prima possibile ciò che è appena accaduto. La normalità, intesa come sensazione di ciò che era prima, sembra difficile da recuperare, talvolta impossibile.

Ecco che l’unico rimedio a disposizione è la resilienza, ossia la capacità di far fronte alle difficoltà, al trauma che abbiamo subito, senza farci irrimediabilmente schiacciare. Semplice? No! non direi proprio! Ma possibile! Quello che abbiamo vissuto e che stiamo tutt’ora vivendo è un momento critico, difficile, ma può anche diventare l’occasione per cambiare e per concentrarsi su ciò che, a nostro avviso, è davvero importante nella nostra esistenza, tralasciando il superfluo, laddove è possibile. Ognuno di noi esce duramente messo alla prova da questa esperienza. Gli amici, la famiglia, il lavoro, la rete sociale di appartenenza, possono diventare contemporaneamente basi di appoggio e trampolini di lancio per ripartire, andando avanti, magari chissà, cambiando qualche strada. Ma se necessario, non esitate a contattare uno specialista, non è “da deboli” chiedere un aiuto se ci sentiamo sopraffatti dalle conseguenze, nessuno può dirsi incolume. I periodi di crisi ci sono e ci saranno sempre, ma dipende da noi affrontarli in modo che possano trasformarsi, almeno in parte, in opportunità.

In fin dei conti, come diceva De Andrè: ”Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.


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