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Lavoro lunedì 21 aprile 2014 ore 18:21

Quasi 2500 imprese hanno chiuso a gennaio

22.500 invece sono i posti di lavoro andati in fumo



TOSCANA — Imprese artigiane decimate dalla crisi. Anche il 2014 è iniziato male per l’artigianato toscano: a gennaio sono cessate dall’Albo Artigiano 1.935 imprese, mentre le imprese iscritte sono 851 (dati Osservatorio regionale sull’Artigianato).Il saldo fra nate e morte è – 1.084 imprese.

“I numeri certificano il tributo che le imprese artigiane hanno pagato - commenta Valter Tamburini, presidente Cna Toscana - e continuano a pagare, alla crisi. Un disastro. Dal 2008 al 2013 è stato un bollettino di guerra: la crisi ha messo al tappeto oltre 7.500 artigiani con la perdita di oltre 22.500 posti di lavoro, una decimazione che ha coinvolto tutti i settori, dall’edilizia ai trasporti, dalla manifattura ai servizi. Purtroppo i dati di gennaio 2014 confermano le nostre preoccupazioni: la crisi continua a mordere duramente. È il risultato di una politica fatta solo di tagli e di tasse. Il rigore è necessario, ma il rigore senza investimenti e senza il rilancio dei consumi porta all’indebolimento progressivo e alla distruzione del sistema produttivo”.

Tamburini continua: “Con un fatturato che 2013 si attesta ben oltre i 6 miliardi di euro, l’artigianato toscano comunque rappresenta ancora la base fondamentale per l’economia della nostra regione. Riduzione del carico fiscale, semplificazione burocratica, promozione, accesso al credito sono sempre i punti cardine per il nostro comparto e, insieme a questi, innovazione, ricerca e accelerazione delle opere pubbliche. Per quanto riguarda le competenze più tipiche della Regione Toscana, è necessario si proceda il più velocemente possibile nella cantierizzazione delle opere pubbliche e nell’utilizzo dei Fondi residui per gli incentivi pubblici rivolti alle reti, all’internazionalizzazione e all’innovazione; inoltre sostegno ad Artigiancredito Toscano, il consorzio di garanzia unitario dell’artigianato toscano, strumento insostituibile che facilita l’accesso al credito delle piccole imprese e che, in particolare in questi anni, ha svolto il ruolo fondamentale di ammortizzatore sociale per le piccole imprese in difficoltà. In assenza della garanzia, l’accesso al credito sarebbe precluso alla quasi totalità delle micro e piccole imprese, con conseguenze facilmente intuibili in termini di crisi aziendali e di chiusure”.

I dati. A livello territoriale il 20,1% del totale delle cessazioni è in provincia di Firenze (389 imprese), il 14,9% in provincia di Lucca (289 imprese) e il 13% in provincia di Prato (251 imprese). Delle 1.935 imprese artigiane cessate, il 43,5% (cioè 841) operava nel settore delle costruzioni, il 29,3% (567) nel manifatturiero ed il rimanente 27,1% (525) nel comparto dei servizi.

Il 49,8% delle cessazioni in provincia di Prato ha riguardato imprese operanti nel comparto manifatturiero, seguita da Pistoia con il 33,9% del totale provinciale. Nelle costruzioni si osserva una quantità elevata di cessazioni nelle province di Siena (54,6%), Livorno (51,6%), Massa Carrara (48,8%) e Lucca (48,1%). Nei servizi, infine, le quote più elevate si registrano nelle province di Grosseto (37,7%), Livorno (32%) e Arezzo (30,8%).

Le nuove iscrizioni all’Albo (851) sono concentrate numericamente nella provincia di Firenze, con 154 nuove imprese (il 18,1% del totale regionale), seguita da Lucca (118, 13,9%), da Prato (93, 10,9%) e da Arezzo (93, 10,9%). A livello settoriale, il 36,2% di queste 851 nuove imprese iscritte all’Albo Artigiano nel corso di gennaio opera nelle costruzioni (308 unità), mentre il 34,7% (295) svolge la propria attività nel comparto manifatturiero. Il restante 29,1% (248) opera infine nel comparto dei servizi. La provincia in cui è più elevata la quota di iscrizioni nel comparto manifatturiero è Prato (64 imprese), seguita da Pistoia (40,9%) e Firenze (40,3%). Nelle costruzioni mostrano quote più elevate le province di Siena (55%), Massa Carrara (48,3%), e Lucca (45,8%); nei servizi i valori più alti si riscontrano a Grosseto (42,6%), Pisa (37,5%) e Livorno (37,2%).


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