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​Sognatori con i piedi nel fango

di - lunedì 09 febbraio 2015 ore 13:23

La rete delle Comunità di Accoglienza (260 gruppi in tutta Italia con 10.000 operatori e 6000 volontari – www.cnca.it ) è fatta da sognatori con i piedi nel fango: persone che non esauriscono il loro impegno sociale nell’operatività quotidiana accanto alle difficoltà degli altri, ma che lo completano in una ricerca continua delle cause che provocano tali difficoltà. Uno sguardo sulla vita, preso dalla prospettiva delle marginalità e delle ingiustizie subìte: il mondo infatti non è tutto uguale, cambia a seconda da dove lo si vede.

Le nostre radici devono restare nel lavoro che volontari e operatori portano avanti ogni giorno, ma a tutti coloro che si impegnano nell'intervento sociale diciamo: non ci si può limitare al fare, bisogna coltivare il sogno e il desiderio. E questo possiamo realizzarlo solo insieme.

Quando ci si limita solo al fare, accettando deleghe in bianco da istituzioni interessate soltanto a togliersi di mezzo le grane – e a favorire gli 'amici' – non si aiutano le persone e, anzi, si può scivolare più facilmente nel malaffare. Denunciamo da anni l'assurdità delle varie 'emergenze' – di immigrati, rom e non solo – costruite ad arte nel nostro paese. Vediamo oggi i risultati di scelte improvvide quando non scellerate. Le istituzioni pubbliche – Governo centrale, Regioni, Comuni – devono assumersi responsabilità chiare rispetto ai modelli con cui affrontano le questioni sociali: la corruzione si batte promuovendo il lavoro sociale serio, che coinvolge la comunità locale mediando se necessario, promuove progetti individuali di integrazione, privilegia i piccoli numeri invece di stipare masse di marginali in luoghi inadeguati. E anche le centrali cooperative sono chiamate a dare risposte: possiamo accettare cooperative sociali di centinaia e centinaia di persone, quando non di qualche migliaio, che si accaparrano appalti in tutta Italia, senza un radicamento territoriale e senza garantire più alcuna reale democrazia interna? Nel dibattito oggi sul futuro del terzo settore queste domande ci paiono centrali, anche per il nostro territorio.

Nella mia esperienza quotidiana accanto a persone che fanno fatica e sono marginali voglio condividere una sguardo diverso … che tenga aperto il sogno di un cambiamento possibile.


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