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Autunno

di - martedì 09 gennaio 2024 ore 09:00

Ricordarsi l’Autunno. La ventata che sferza la tenda e lo scroscio d’acqua che annuncia, improvviso, la stagione delle piogge. Ci sono, per nostra colpa, impeto e non dolcezza degli elementi, il furore del clima e il timore delle calamità. E ci sarebbe solo il bisogno della natura di abbeverare la terra riarsa e noi goderci il foliage di alberi e foglie cadute, il variare dei colori dal verde al giallo, alle diverse gradazioni di rosso e marron. Siamo come le piante che seccano, come l’erba che cresce da sola.

Non sono le foglie morte la fine dell’albero, ma solo il suo riposo. Ogni malinconia è compatibile, ogni tristezza non è l’inaridirsi dell’anima, ma il suo sensibile languore. Tutto muta e tutto torna, ma ciò che torna non è ciò che se n’è andato. E così ogni cosa animata si tiene e procede: il fiore, l’arbusto, il grappolo d’uva, la muta del serpe, ogni bestia, ogni uomo. È la prova di vivere. E, similmente, la Terra: il fiume che secca e che scorre, il mare che monta e si stende, il fuoco che esplode, le rocce montuose sorgenti e il vento che le consuma.

E anche tu, amore, che mi fai compagnia in questa piega del tempo, oh, ricorda che siamo stati seme e pianta e frutto! Ti ho tenuto la mano e tu avevi la mia. E ci siamo persi nell’aria di un mattino, nella noia di un pomeriggio o nell’imbrunire della sera per inseminare il mondo di noi. Che siamo stati giovani e maturi e diventiamo vecchi. Osserva questa stagione della vita color ruggine, ossido del tempo, e l’estate passata e non ancora l’inverno e tutti gli anni, tutti gli anni trascorsi e quelli rimasti, che ancora potranno venire. Che ne è stato di noi? Che ne sarà? L’Autunno è ricchezza, il raccolto del mondo e la sua nostalgia. Io ti ascolto e amo te che mi ascolti e la mia buona carta la terrò per il gelo, per la fine del gioco e non gioco alle carte. Il demone dei demoni è il destino, è questa la partita.

Ci sono popoli senza terra e non terre senza popoli, eppure è stato giusto assegnarne una parte a compenso del male assoluto. Oggi il male trascina altro male, ma la Terra sarebbe per tutti, alma madre e propizia. Misericordiosa e ospitale per le speci ed i figli dell’uomo, ancorché violata, contesa, imbevuta, tinta di ferro e di sangue. Di fronte al sacrificio del mondo invochiamo gli uomini o te, Padre di tutti i credenti, perché sull’ineffabile crudeltà e il dolore, sulle nostre vite nell’urgenza del tempo, possa mantenersi l’autunno lungo e mite, possano darsi più giuste stagioni.

Marco Celati

Pontedera, 2024

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Pillole dalle poesie: “Il rifiuto della morte” da “Ricette per l’inverno dal collettivo” di Louise Glück, “Amai” da “Il Canzoniere” di Umberto Saba e “Agli amici”, una delle ultime di Primo Levi. Nell’immagine, “Sottobosco”, composizione pittorica


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