Dolcetto o scherzetto? Se per Fido è sempre festa
di Monica Nocciolini - sabato 28 ottobre 2017 ore 12:40
Ebbene sì, arriva Halloween. Ormai anche in Italia la tradizione statunitense di festeggiare la notte fra il 31 ottobre e il 1 novembre si va radicando. Occasione più o meno commerciale ognuno avrà una sua idea, fatto sta che in America quest’anno il 16 per cento dei proprietari di animali domestici annuncia che farà indossare loro un travestimento a tema. Il costume più quotato? Quello da zucca. Alla latitudine di Qua la zampa, invece, la riflessione con la coda è innescata dalla fatidica domanda di rito: «Dolcetto o scherzetto?» Che in salsa canina ricorda il languido ricatto con cui il cane di casa prima di sedersi/sdraiarsi/dare zampa/uscire/in piedi/passo e chi più ne ha più ne comandi si imbalsama in attesa del bocconcino premio. Ora: se assolutamente guai a dinamiche coercitive uomo-cane però beh, che valga anche il contrario.
Con la mia segugia Erly – cane timoroso quanto pochi – onde evitare estenuanti sessioni di sbarbacipolle dal divano di sala per uscire in passeggiata il bocconcino servì da prima a sgelare la faccenda, incentivando un pochino la quattro zampe ad affrontare il mondo. Col tempo, però, adesso ormai è lei che mi ricatta: niente bocconcino? Niente muso nella pettorina e sit-in piombato in quel perfetto qui e ora tutto proprio dei cani e che li rende tutti – ma proprio tutti – pesanti quintalate e impossibili da spostare. Magie canine.
Morale della favola, se l’umano eccede in dolcetto il cane poi ripaga in scherzetto.
L’etologo Roberto Marchesini, fondatore della Scuola Interazione uomo-animale (Siua), in un recentissimo post sul suo profilo Facebook scrive: «Gratificare non significa accontentare e nemmeno pagare o sorprendere, tanto meno vuol dire creare una dipendenza. Non mi piacciono i cani che guardano il loro partner umano con timore ma nemmeno quelli che lo fissano con insistenza nell’attesa di un bocconcino. Ogni gratificazione è l’esito di un atto, un risultato, una conseguenza piacevole che si rende disponibile alla fruizione ma che è sempre correlata in modo specifico alle caratteristiche dell’azione svolta. Questo significa che non sia possibile o, meglio, corretto utilizzare la stessa gratifica per azioni differenti. Anche in questo sta la capacità del coinvolgimento nella didattica: saper utilizzare la gratificazione giusta a seconda della coordinata d’azione. Ne prendano atto i maniaci del bocconcino». Prendiamo atto.
Monica Nocciolini