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lunedì 09 dicembre 2024

VIGNAIOLI E VINI — il Blog di Nadio Stronchi

Nadio Stronchi

Nadio Stronchi, autore di “Vignaioli e vini della Val di Cornia e Isola d’Elba”, è un appassionato cultore di vini e, più in generale, di mondo agricolo. Bibliofilo e instancabile ricercatore è stato promotore di attività enoiche dentro la storia locale Val di Cornia, Toscana

Vino: tra il genuino e quello fatto ad arte

di Nadio Stronchi - mercoledì 13 novembre 2024 ore 09:00

“Genuino” un aggettivo qualificativo, che va verso il generico. A regola d’arte: loc. avv. che indica un risultato ottenuto dall’intervento umano (con metodi rassicuranti) per rendere il vino meno imperfetto possibile. 

Ancora oggi, ci sono consumatori che sostengono il vino genuino il più “sicuro” perché assente da sostanze aggiunte inquinanti perciò nocive, (niente di più errato). Non sapendo che se il prodotto è lasciato al suo “destino” porterà con se elementi biologici che alterano il vino (spesso l’acescenza), la carente o l’eccessiva tannicità. 

Il vino a regola d’arte è un prodotto ottenuto con l’intervento umano attraverso strumenti e metodi che lo migliorano. Oggi ci sono laboratori con personale altamente professionale che individuano le rimanenti imperfezioni per correggerle senza inficiare sulla salute umana. Le cause possono essere molteplici: la temperatura, dal terreno, l’infezioni sulla pianta e altre cause dette sopra. Chi conduce il vigneto e la cantina deve essere in grado di osservare le regole enologiche (senza alchimie deleterie). Il vino “genuino”, invece, che una volta rassicurava il consumatore sotto il profilo psicologico, era realizzato da soggetti che non conoscevano le professionalità nel vigneto e in cantina e non si avvalevano dell’enologo. Se si vuole fare un paragone tra il vecchio e il nuovo, tutto è legato al sistema numerico. 

Ogni cosa può sembrare essere una piramide fatta di numeri nella quale, a volte, ci sono dei numeri fuori posto, ecco che allora lo studioso (enologo) usa la piramide come un banco di lavoro e di prova per riassestare, se necessario, con correzioni per “vincere” le avversità e assicurarsi il prodotto quasi perfetto. Occorre tenere di conto che le uve quando entrano in cantina devono essere sane. L’interesse intorno al vino è altissimo, i mezzi ci sono la professionalità pure, ma, oggi, c’è da fare i conti con le avversità della natura dell’ambiente. Cioè il “terroir”: il suolo, il luogo, il vitigno, l’uva e il clima. 

Oggi, ci sono strumenti elettronici i quali scovano i più piccoli difetti o carenze (come fosse la risonanza magnetica nell’umano). E’ vero anche che le tradizioni rudimentali (empiriche) resistono e ci sono sempre qua e la delle sacche di spontaneità enoica (talvolta in malafede) che rappresentano il genuino, le più volte difettoso; Una sorta di anarchia enoica che, alcuni dicono che faccia bene allo spirito, ma alla fine occorre fare i conti, anche economici, e scegliere i metodi che danno la qualità. C’è già in atto una viticoltura sostenibile con vitigni resistenti consentendo di usare meno chimica. La strada è ottima. 

Chi ha voglia potrebbe andare per poderi e degustare i loro vini sfusi “genuini” e poi paragonarli con quelli confezionati dello stesso territorio. Se necessario andate con un amico che abbia una certa cultura enoica. Personalmente, l’ultima volta che ho degustato un vino sfuso acescente è stato in un noto punto di ristoro, lungo l’Aurelia, molto praticato; Non sono stato zitto. Non so se in questo locale ci sia personale preparato, e la volontà per provvedere al cambio del vino. Tra un poco ci ritornerò. 

Per rimanere in tema di professionalità enoica, vi propongo un vino bianco di (Bolgheri) Castagneto Carducci, in cui la professionalità enoica è ovunque, anche per merito delle grandi aziende trainanti, ma anche per la volontà dei produttori, orgogliosi di appartenere a un territorio ormai preso completamente dalla vitivinicoltura. 

Ecco un Vermentino 100%, prodotto dall’Az. Vinicola Donna Olimpia, situata lungo l’Aurelia, dopo poco Donoratico andando verso Cecina. Bottiglia con etichetta fantasiosa che rappresenta i cipressi di Bolgheri. Dall’esame organolettico mi ha rivelato. Vermentino IGT, 2023. Colore: giallo paglierino con riflessi lucenti. Olfatto: elegante, floreale e fruttato. Gusto: armonico, si ripete il fruttato, consistente e molto gradevole.

Nadio Stronchi

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