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Cultura venerdì 04 dicembre 2015 ore 19:23

A Lari l'unico dipinto di Cipriano Melani

Rispolverato, restaurato e riportato all'antico splendore è ora pronto per essere ammirato nella Chiesa di Lari, l'unica opera del pittore



CASCIANA TERME LARI — Non ci sono dubbi, è firmato Cipriano Melani e risale al 1644, il dipinto riportato alla luce, raffigurante "l'adorazione dei pastori", restaurato e pronto per essere esposto ed ammirato nella Chiesa di San Leonardo e Santa Maria Assunta a Lari.

Per un lunghissimo periodo il quadro è rimasto coperto di polvere nel deposito della Chiesa, nel completo anonimato, ed è stato il professor Roberto Ciardi che, notando la mano di un artista di notevole bravura, ne ha voluto il restauro.

Il dipinto ha ritrovato il suo splendore ad opera della dottoressa Maria Teresa Leotta, restauratrice d’arte, dopo circa un mese e mezzo di lavoro.

Tutte le opere dell’autore sono andate perdute durante il secondo conflitto mondiale ed una sola opera “Il Martirio di Sant’Agata”, non del tutto attribuibile all’artista è collocata nella Chiesa di SanPaolo a Ripa d’Arno a Pisa.

Quindi Lari, nella sua Chiesa parrocchiale, ospita l’unico esemplare di dipinti esistente di sicura attribuzione al pittore Cipriano Melani.

La Chiesa era già presente nel X secolo, ed una lapide sull'architrave del portale ricorda che fu ampliata nel 1420, e che a questa fase appartengono le due statue in marmo, l'Angelo e l'Annunciata di  Andrea di Francesco Guardi, scultore del Quattrocento pisano.

La chiesa fu poi rinnovata in stile  baroco  e probabilmente fu allora che scomparvero i cicli ad affresco che la decoravano.

Risalgono al 1910 i lavori che conferirono all'edificio un aspetto neogotico, e più tardi sulla parete sinistra fu collocato il notevolissimo rilievo in terracotta invetriata con la Madonna col Bambino di  Giovanni della Robbia, che proveniva dalla Cappella dei Vicari del Castello.

Nella chiesa si conservano oggi anche tele cinque-settecentesche.

Molto interessante anche la moderna Via Crucis (anni settanta del XX secolo), voluta dal proposto don Amedeo Deri dopo i restauri eseguiti dopo il Concilio Vaticano II. Particolarmente originale è la figura dell'uomo-televisione (simbolo della schiavità mentale alla TV degli uomini d'oggi) raffigurato nella stazione della Crocefissione.

Marcella Bitozzi
© Riproduzione riservata


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