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Martedì 30 Dicembre 2025

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I sogni del mattino

di - Martedì 30 Settembre 2025 ore 09:00

Brontola il cielo. Minaccia tempesta. L’urlo di un’ambulanza squarcia la notte. Penso alla gente abbandonata a sé stessa, nonostante il soccorso. Al dolore, più della cura. Penso all’esodo e alla morte dei popoli, al genocidio della Palestina. Passo insonne il tempo notturno e mi addormento alle prime luci. E però bisogna svegliarsi presto per evitare i sogni del mattino: quelli che si ricordano e portano pensieri. Andare incontro al giorno consapevoli e leggeri, farsi ridere, ridere di sé. Se solo la vita e il mondo ce lo consentissero.

Ho tre care parenti acquisite. Mogli di fratelli o figli. Credo si vada da cognate a nuore. Ma faccio confusione con le parentele, non ho ancora capito quali sono i cugini e perché. Forse non appartengo a questo popolo di santi, di poeti, di navigatori, di nipoti e di cognati, di cui parlava, presagendo, Flaiano e irridendo Mussolini. Queste parenti si chiamano: Sabrina, Serena e Silvia. Fra tanti nomi che ci sono, tutti e tre che cominciano con la “esse”! Faccio fatica a ricordarmi, mi confondo. L’unica che fa eccezione, che però vedo meno, è la moglie di un fratello. Loro stanno sulla costa, vengono "dalla pace del mare lontano" e dalle tempeste che divorano le dighe. Lei si chiama Virginia, con la “vu”. Mi ricordo che è uno Stato d’America, chiamato così in omaggio a Elisabetta I d’Inghilterra, "la regina vergine", e allora non mi sbaglio. Ma ho anche una carissima nipote. Mi chiama zio e quindi è nipote: questo automatismo l’ho capito. E come si chiama? Serena, naturalmente! Non ce la posso fare.

Non bastasse la memoria, qualche problema c’è anche con la scrittura. Sono diventato disgrafico, per l’età e l’uso di scrivere digitale. Come si disimpara, con il ricorso alla calcolatrice, a fare le operazioni aritmetiche, così si perde, smanettando sulle tastiere, il coordinamento occhio-mano che dà il ritmo alla scrittura manuale. La calligrafia non è più bella, come dice il nome, ma si riduce a una serie di segni sbilenchi e illeggibili. Quando Calvino disse che le ricette per il nuovo millennio erano imparare poesie a memoria e fare calcoli matematici, doveva aggiungere continuare ad esercitarsi a scrivere a mano. Forse lo dava per sottinteso. Forse non erano ancora questi tempi d’oggi, informatici e artificiali.

Mi piace quando racconti le cose e sorridi. Sei bella e ti accendi. È come, sotto il sole vittorioso di mezzogiorno, il canto delle cicale che scoppia, si spenge improvviso, e riprende. Uno stridio, il frinire che annuncia il pomeriggio. Poi la sera scende e il sole tramonta e torniamo alla notte antica e calmacome il paesaggio quando muore il giorno”. E io ti dico, non sono io, sono altro da me, non sono quello che avresti voluto che fossi. Sono l’eteronimo di un poeta portoghese.

Ma lo sai che non è vero. Siamo quello che diciamo e facciamo oltre i sogni. Il passaggio del tempo e gli eventi che lo compongono. Le cose piccole e grandi che si mischiano e la linea d’ombra che le separa. Siamo come certi animali, che più li maltrattano e più sono fedeli. Siamo un vento che non si posa. Siamo quello che siamo.

Pontedera, Ottobre 2025

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Abdicazione, Fernando Pessoa

Diario notturno, Ennio Flaiano

"Dalla pace del mare lontano", Sergio Cammariere

https://youtu.be/685ocEAGCKE?si=75j8RCq3tiTUJX2h

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