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Sport martedì 23 giugno 2015 ore 16:30

Il calcio visto da un'ex calciatrice di serie A

Elena Molesti con la maglia del Pisa Fotoamatore

Elena Molesti è di Peccioli. Ha giocato per 8 anni nel Pisa Fotoamatore. Dalla sfida contro una squadra di uomini, agli ingaggi e alla passione



MASSAROSA — Le differenze tra il calcio maschile e quello femminile, raccontate da una protagonista della serie A delle donne per quasi un decennio.

Elena Molesti ha giocato per otto anni nella massima serie, nelle file del Pisa Fotoamatore che a cavallo tra i '90 e i duemila ha militato al massimo livello del calcio femminile.

Molesti, 39 anni, è originaria di Fabbrica, nel Comune di Peccioli, anche se adesso vive, lavora e pratica sport a Massarosa, in provincia di Lucca.

Abbiamo fatto una lunga intervista con Elena che ci ha raccontato alcuni aspetti della vita della calciatrice, che poco ha a che vedere con i pari grado maschili, impegnati tra Tweet, selfie, sponsorizzazioni e ingaggi milionari.

CALCIO MASCHILE E FEMMINILE, LE DIFFERENZE - “Mi piacerebbe che a ogni squadra maschile professionistica, ne fosse affiancata una femminile. Anche se penso che il calcio femminile non sarà mai ai livelli di quello maschile.

Ci sono sport in cui maschi e femmine sono trattati allo stello livello tecnico ed economico, come nell'atletica, nel tennis e nella pallavolo, ma non è il caso del calcio.

Per fare un esempio tecnico: quando eravamo in serie A col Pisa il nostro sponsor, il Fotoamatore era sponsor anche di una squadra di terza categoria, il Fabbrica. Giocammo un'amichevole (c'era molta curiosità sia negli spettatori che nei giocatori sul possibile risultato, ndr) finì 12 o 14 a zero. Ma per il Fabbrica. Cioè uomini dell'ultimo livello battevano clamorosamente donne del primo livello. Gli uomini hanno troppa forza, per fare una sfida equilibrata avremmo dovuto giocare contro adolescenti, di 16 anni. Comunque di quella giornata ho un bel ricordo, nonostante la sconfitta fummo invitati nella villa del proprietario del Fotoamatore, dove parlammo della gara insieme ai nostri colleghi maschi.

Per fare invece un esempio economico: ho giocato otto anni nel Pisa in A, poi 3 nel Castelfranco, facevo il difensore (terzino sinistro, ndr). A Pisa il primo anno, 1996, prendevo 400mila lire al mese, l'ultimo un milione (in quegli anni erano stipendi o rimborsi spese paragonabili a quelli percepiti dai calciatori di seconda e terza categoria, ndr). Noi firmavamo un contratto che non tutti gli anni veniva rispettato, a volte i soldi mancavano. Solo la passione ci faceva andare avanti”.

LA CARRIERA DI ELENA MOLESTI- “Ho iniziato da bambina, in un parco chiamato le giostrine a Fabbrica, dove sono nata. Giocavo coi maschi ed ero abbastanza competitiva, a loro faceva piacere la mia presenza. Poi a tredici anni ho iniziato nella Capannolese, in una squadra di calcetto, sono rimasta qualche mese poi sono andata al Sant'Alessio di Lucca. Dopo sono arrivata al Pisa Fotoamatore grazie all'aiuto di Massimo Guidi di Fabbrica, che mi organizzò un provino. Il ricordo più bello rimane il campionato in cui concludemmo al terzo posto”.

GLI ALLENAMENTI E LE PARTITE - “Facevamo da 3 a 4 allenamenti a settimana, più il giorno della partita. Tutti gli incontri sono importanti, il tipo di allenamento non cambia, quello che è diverso è come affronti emotivamente la partita. Comunque nonostante il calcio mi impegnasse non è mai stata una professione, ma una passione. Negli anni in cui ho giocato ho sempre avuto un altro lavoro.

Giocavamo in casa al campo Arno, sulle Piagge. Il nostro pubblico era formato da amici, parenti e altre calciatrici che venivano a vederci, c'era anche il giornale 'La nazione' che si occupava di scrivere e mettere ogni tanto qualche foto, ma niente di più (i risultati e la classifica venivano pubblicati settimanalmente anche sul Televideo, ndr)”.

I TABÙ DEL MONDO DEL CALCIO: DOPING E OMOSSESSUALITÀ - “Nel calcio femminile ci sono stati alcuni casi di doping ma veramente pochi e irrilevanti. Diciamo che è molto raro, per le scommesse invece non credo proprio esista il problema.

Nel tempo ci sono stati molti calciatori che hanno fatto outing, ma per me è del tutto normale”.

MIGLIORI CALCIATORI E CALCIATRICI - “Le migliori calciatrici sono quelle con cui ho giocato a Pisa, eravamo uno squadrone: cito per tutte l'attaccante Michela Ulivieri. Come calciatore non ho dubbi: Diego Maradona, il più grande, avesse avuto più cervello...”

CAROLINA MORACE - “Quando ho saputo che la Morace avrebbe allenato una squadra professionistica di uomini mi fece piacere (la Viterbese in C1 nel 1999, ma durò solo due giornate, ndr). La sua carriera però è stata più lunga nel femminile come allenatrice sia della nazionale italiana che di quella canadese”.

IL CALCIO, OGGI - “Non mi manca, da quando ho smesso mi sono disinteressata. Non lo seguo più, eccezion fatta per europei e mondiali. Però sono sempre in contatto con le mie compagne e ci vediamo ancora, questione di amicizia.

Lo sport mi piace tanto, fino a pochi mesi fa correvo a piedi, ho fatto un paio di maratone, mezze maratone e qualche ultramaratona/trail ma sfortunatamente per problemi fisici mi sono data alla bici e alla piscina.

Il calcio è uno spettacolo e come ogni spettacolo va seguito per divertimento, per socializzare e per passare una giornata piacevole. Purtroppo adesso è solamente una gigantesca macchina di soldi, con i tifosi vittime violente di questo sport... e questo no, non fa per me”.

René Pierotti
© Riproduzione riservata


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