Sport martedì 20 gennaio 2015 ore 18:30
L'amore per la bici e l'amicizia con Pantani
Fabiana Luperini si ritira dopo 20 anni cinque Giri e tre Tour. L'intervista: dal mondiale vissuto col pirata alle visite di Lance Armstrong
PONTEDERA — Più che Pantanina forse era Pantani che doveva essere chiamato Luperino. Ha vinto gli stessi giri d'Italia di Fausto Coppi, ma nel palmares dei Tour de France supera il campionissimo, tre a due. E' la ciclista italiana più vincente di sempre (“ma avrei potuto vincere anche un mondiale”). Fabiana Luperini, 41 anni compiuti il 14 gennaio si è ritirata dalle gare dopo tanti anni di professionismo e vittorie.
Qui News Valdera l'ha intervistata ripercorrendo alcuni passi della sua carriera, dall'amicizia con Pantani nata in Colombia, fino ad Armstrong che vedeva spesso quando non era famosissimo. Adesso Fabiana gira ancora in bicicletta: “Ma solo per piacere e faccio le strade che mi piacciono di più, come il mio amato Serra”.
Sei la ciclista più vincente di sempre in Italia, hai da poco compiuto 41 anni. Come ci si sente a essere fuori dalle corse, senza una stagione da preparare?
“Sicuramente è molto strano per una persona che da sempre ha fatto sport con certi ritmi giornalieri scanditi da allenamenti. Però è stata una scelta voluta e quindi sento meno il distacco dagli allenamenti quotidiani. E poi per divertimento e per benessere personale esco ancora in bici godendomi il paesaggio e senza più lo stress dell'allenamento”
Eri soprannominata Pantanina perché alla fine degli anni 90 tu e Pantani eravate sulla breccia. Lo hai conosciuto? Che ricordi hai della persona oltre che del grandissimo ciclista?
“Sì, ho avuto la fortuna di conoscere Pantani e viverlo per 40 giorni consecutivi nel ritiro che facemmo con la nazionale in Colombia prima del Mondiale '95 di Duitama. Era un bravissimo ragazzo molto disponibile e gentile con tutti, ho un bellissimo ricordo di quei giorni e degli allenamenti fatti insieme. In bici in salita non aveva rivali, troppo forte per tutti”
Che idea ti sei fatta sulla sua storia?
“Difficile giudicare le cose , ma credo che Marco sia stato lasciato solo e molti si sono accaniti con lui ingiustamente solo per far vedere che erano grandi quando invece Pantani era un patrimonio da tutelare”
Come ti guardavano i maschi quando tra gli otto e i tredici anni vincevi nella loro categoria? Che ti dicevano?
“Ero il loro terrore! Non potevano vedermi e credo mi odiassero. Soprattutto perché le mie vittorie erano motivo di derisione nei loro confronti da parte dei loro genitori stessi, spesso gli dicevano 'ma non ti vergogni? Ti ha battuto una bimba'. E questi poveri bambini gonfiavano e si sentivano derisi, per cui anche durante le gare, se potevano, cercavano di ostacolarmi magari chiudendomi in curva o in volata. Ma crescendo poi li ho capiti benissimo”
Che ricordi hai del mondiale che corresti a 17 anni in America, a Colorado Spring?
“Ho un ricordo dolce e amaro contemporaneamente. Dolce perché per la prima volta correvo con la maglia della Nazionale e in America vennero a vedermi anche dei miei parenti americani a cui tengo tantissimo. E poi ottenni anche il bronzo. Amaro perché invece che sul gradino più basso del podio sarei potuta salire sul più alto visto che dimostrai di essere la più forte e solo un ordine di squadra partito troppo in ritardo mi impedì di riprendere la fuggitiva e arrivare da sola al traguardo”
Quali sono stati i momenti più belli della tua carriera?
“Sicuramente i primi successi al Giro d'Italia e al Tour nel '95, ma poi anche l'ultimo giro vinto nel 2008 mettendo il sigillo definitivo sulla vittoria finale proprio sul Serra, tra i miei tifosi”
Qual è adesso la tua giornata tipo?
“Faccio cose che fanno tutte le persone normali e non ho più una giornata tipo come avevo in passato. A volte ho impegni, altre volte esco in bici, a volte mi dedico alla squadra messicana con cui collaboro. Sono una sorta di commissario tecnico”
Hai in mente di scrivere una biografia?
“Sì, una biografia la vorrei scrivere e ho già alcuni amici che mi hanno proposto alcune idee che però dobbiamo sviluppare. Sarebbe bello”
Lo scandalo doping - Festina avvenne nel 1998, durante il tour. In quel momento eri la ciclista donna più forte del mondo. Che ripercussione ha avuto sul mondo femminile?
“Nessuna sinceramente, anche se a risentirne è stato tutto il ciclismo, contribuendo a screditare uno sport che ha sempre entusiasmato tante persone e che pretende tanti sacrifici da chi lo pratica. E' uno degli sport più difficili da praticare e che richiede impegno e dedizione 24 ore su 24”
Perché il tour de France femminile è stato interrotto nel 2009?
“E' stato interrotto perché è fallita la società che lo finanziava, anche se credo che presto verrà riproposto perché so che c'è molto interesse”
Chi sono state le rivali più forti che hai incontrato?
“Appena passata elite, professionista, dominava la Van Moorsel. Poi ho duellato per anni con la Longo e poi sono arrivate le ragazze russe e lituane, determinati e forti. Su tutte Pucinskaite, Ziliute, Zabirova”
Ti allenavi mai con ciclisti locali come Guidi o Bartoli?
“Quasi sempre. Il merito di molti dei miei successi è dovuto agli allenamenti che svolgevo con loro. Il loro ritmo elevato mi faceva soffrire in allenamento ma mi agevolava moltissimo quando poi mi trovavano a correre con le donne”
Nel '93 ai mondiali di Oslo a cui partecipasti c'era anche Lance Armstrong. Lo conosci? Che idea ti sei fatta della sua vicenda? Come si fa a mentire così a lungo?
“Ricordo benissimo la sua vittoria ad Oslo. Era un giorno tremendo, con freddo e acqua per tutto il giorno. Lo conosco personalmente perché in gioventù è stato fidanzato con una ragazza olandese che correva con me e spesso capitava che venisse a vederla correre. Non era ancora l'Armstrong famosissimo. Dispiace veder annullate tutte le sette vittorie da lui conquistate, ma credo che il personaggio Armstrong facesse comodo a molti e per questo molti o tutti hanno taciuto a lungo”
Prevedi di rimanere nel mondo del ciclismo o hai qualche altro progetto in cantiere?
“Per adesso mi piace pensare di rimanere ancora nel ciclismo per aiutare le ragazze più giovani con la mia esperienza. Per altri progetti vediamo che cosa riserva il futuro”
Forse a parte il tennis, lo sport femminile ha sempre minor spazio e quindi minori investimenti di quello maschile. Vale la pena fare la ciclista oppure gran parte della scelta dipende esclusivamente dalla passione per la bici?
“Sicuramente la maggior parte delle cicliste donne non ha ancora uno stipendio proporzionato agli sforzi fatti e all'impegno profuso quotidianamente nel ciclismo. Forse sono 15 - 20 le ragazze che possono vivere bene col ciclismo. Ma credo che valga la pena provare se una ragazza sente la voglia e la passione di praticare ciclismo a livello professionistico”
Guardandoti indietro, che ciclista sei stata? Cosa avresti potuto fare di più?
“Sicuramente posso dire che sono stata un'atleta molto meticolosa, tenace, dedita agli allenamenti e desiderosa di primeggiare. Ho rivestito sempre ruoli da leader nelle squadre dove ho militato e sono sempre stata affiancata a compagne forti e leali. Avrei potuto vincere un mondiale se in alcune occasioni avessi tralasciato di prepararmi per le gare a tappe come Giro o Tour”
E dove ti collocheresti nell'olimpo delle grandi?
“Non spetta a me dirlo. Posso solo dire che vincere cinque giri e tre tour in una carriera è molto difficile, così come è quasi improponibile fare per tre anni di seguito doppietta giro-tour. Sapere di aver fatto queste cose mi rende molto fiera di me stessa e a volte anch'io mi domando come abbia fatto a farlo, data la difficoltà”
Fra i ciclisti uomini chi sono per te i cinque più grandi, o quelli che ammiri di più?
“Il più grande di sempre credo sia Merkx. Io personalmente ammiro molto Pantani , Bugno, Indurain ed oggi Contador”
Per quali strade della Valdera ti piace o ti piaceva allenarti?
“Il mio terreno di allenamento preferito è sempre stato il Serra . Mi piace molto anche un'altra salita verso Molina di Quosa detta Ciapino. Mi piacciono molto anche le strade verso Pomaia, Castellina. Così come la strada verso Castelfalfi, Montaione dove il traffico è pressoché assente”
René Pierotti
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