Attualità sabato 07 dicembre 2024 ore 15:00
Il Premio Vero va a Valentina Furlanetto
La giornalista di Radio 24 ha ottenuto il primo posto tra i quattro finalisti. Inaugurata anche Liminal Mirror, la nuova opera del Macca
PECCIOLI — La prima edizione del Premio Vero, istituito dalla Fondazione Peccioliper in collaborazione con Il Post, va a Valentina Furlanetto, autrice di Cento giorni che non torno. Storie di pazzia, di ribellione e di libertà (Laterza), che intreccia la storia personale di Franco Basaglia e di una paziente in un'indagine sulla storia della salute mentale in Italia.
Furlanetto, giornalista, lavora a Radio 24 e collabora con Il Sole 24 Ore, con Il Foglio e Review, ed è stata scelta tra i quattro finalisti. Ovvero, Tommaso Munari con L'Italia dei libri. L'editoria in dieci storie (Einaudi), Paolo Pecere, autore di Il senso della natura. Sette sentieri per la terra (Sellerio), e Concetto Vecchio con Io vi accuso. Giacomo Matteotti e noi (Utet), premiati anche loro con un riconoscimento in denaro del valore di mille euro.
Il premio, nato con la volontà di promuovere e valorizzare l’impegno di scrittori ed editori che siano distinti per la qualità del loro lavoro nell'approfondire e spiegare il mondo attraverso la scrittura di genere non fiction, è stato assegnato con il voto della giuria presieduta da Marino Sinibaldi e composta da Ludovica Lugli, Luca Sofri, Fabrizio Franceschini e Giovanni Volpi. Insieme al loro voto, si è espresso anche un gruppo di 20 librai indipendenti provenienti da tutta Italia e, infine, hanno detto la loro anche 250 lettori selezionati tra gli abbonati de Il Post.
All'interno di A Natale libri per te, poi, è stata inaugurata anche Liminal Mirror, di Celo1studio, che entra a far parte del patrimonio del Museo d'Arte Contemporanea a Cielo Aperto diffuso sul territorio. Si tratta di un passaggio specchiante pensata per Peccioli a Palazzo Pescatori, un antico palazzo nel centro storico di Peccioli che deve il suo attuale nome dalla famiglia che lo ha abitato per quasi due secoli.
"Entrare in relazione con lo specchio significa entrare in relazione con un noi che è esterno da noi - ha spiegato la curatrice Francesca Greco - con tutti i dilemmi che ne conseguono: sono davvero così? Quella è la mia immagine? Quello che vedo è oggettivo? Di certo è necessario avere fiducia nell’oggetto che per antonomasia ci riflette e, forse, la vera difficoltà sta nell’avere fiducia in noi che lo guardiamo".
Tramite il passaggio che avviene tra le due porte di Palazzo Pescatori, quello che all’apparenza sembra un corridoio, diventa in un trasformatore di elementi e gli elementi per eccellenza diventiamo noi che lo percorriamo. "Per potere consentire questo gioco di rimandi, il primo passo è valicare quello che all’apparenza sembra un muro, un ostacolo e una chiusura che ha la forma di un’ellissi - ha concluso Greco - il nostro occhio si illude che quel passaggio è chiuso, ma scopre, avvicinandosi, che proprio quel muro in realtà è una porta metaforica e che nel gesto altrettanto metaforico di aprirla ci trasporta nei mondi specchiati".
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