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Attualità lunedì 28 gennaio 2019 ore 12:00

Il sottopasso della Montagnola e la guerra russa

Commemorata ancora una volta la battaglia di Nikolajevka, combattuta proprio davanti a un attraversamento ferroviario



PONTEDERA — C'è un ideale filo che collega e unisce la russa Nikolajevka a Pontedera (e ad altre città italiane). 

Un ideale filo che passa per il sottopassaggio ferroviario alla Montagnola-Albereta e arriva fino al villaggio russo, anch'esso dotato di un sottopassaggio, dove si svolse la più grande battaglia della tragica ritirata del corpo di spedizione tedesco-italiano-austriaco (ma con uomini anche di altra nazionalità) che Hitler volle fortemente, seguito da Mussolini, e teso alla conquista dell'immensa Unione Sovietica con i suoi giacimenti petroliferi. 

Una spedizione finita però con tanti tanti morti di freddo e di di piombo russo, mentre altri soldati si arresero.
Ogni 26 gennaio, il giorno della battaglia, Pontedera celebra e ricorda quei soldati, fra i quali l'alpino pontederese Cesare Bertelli scomparso tre anni fa, con una commovente cerimonia proprio al sottopassaggio realizzato nel dopoguerra per allungare la città verso la Bellaria, e nell'attiguo parco dell'Albereta. Una cerimonia con tanti alpini, ormai tutti di nuova generazione perché la battaglia risale al 1943, la banda che intona anche lo struggente "silenzio" e le autorità cittadine. Per le quali stavolta ha parlato l'assessore Marco Cecchi.
Al centro di tutto, come detto, un sottopassaggio, uno dei milioni di sottopassi ferroviari sparsi nel mondo e davanti a uno dei quali, quello di Nikolajevka, si ritrovarono anche gli alpini italiani in ritirata. I russi erano schierati dalla parte occidentale del sottopasso sul cui fronte orientale si concentrarono gli alpini. C'era da scegliere fra la resa o la battaglia e gli ufficiali consultarono i loro uomini spiegando bene che la resa poteva significare una prigionia a molti gradi sotto zero e con pochissima assistenza, dunque, con tanti morti, mentre la battaglia avrebbe comportato vittime ma anche il possibile ritorno a casa riuscendo a sfondare il fronte sovietico.

Fu scelta la battaglia, il sottopasso fu attraversato e cominciò lo scontro. "Le perdite italiane furono altissime _scrive Wikipedia _ ma nonostante ciò la battaglia rappresentò un successo poiché le truppe dell'Asse, pur decimate e completamente disorganizzate, riuscirono a raggiungere Shebekino, località al di fuori della "tenaglia" russa". Soltanto 13 mila uomini si salvarono fra i 61.155 del corpo di spedizione in ritirata, mentre altri 7500 rimasero feriti o congelati. E migliaia di soldati fatti prigionieri morirono proprio di stenti e gelo nei campi di prigionia soprattutto della Siberia.

Mario Mannucci
© Riproduzione riservata


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