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Attualità domenica 03 maggio 2020 ore 07:00

Ho rivisto il Corso, tra gioia e timori

Venerdì ho ripreso la bicicletta dopo due mesi e pedalando lento ho girato per tutta la città. Fino alla Madonna dei Braccini dove furono isolati 'in quarantena' alcuni soldati della Grande Guerra ammalati di meningite



PONTEDERA — Dopo un paio di mesi lunghi come un anno, non voglio fare il conto preciso dei giorni passati in casa, a metà pomeriggio di venerdì scorso primo maggio ho ripreso la bicicletta e, protetto dalla mascherina, sono andato in giro per tutta la città. Centro e periferie. Dalla zona stadio, dove abito all'argine dell'Arno con vista sul parco dei salici, ai villaggi. Tutta via Roma nord e sud passando davanti l'ospedale, i cimiteri e la pista ciclabile fino alla Madonna dei Braccini. Dalla Bellaria al ponte ferroviario, ma l'argine verso Ponsacco era vietato e sorvegliato, al piazzone, al Corso. meta finale. 

Una pedalata lenta di un'ora e nella quale ho visto il Corso abbastanza affollato - diciamo al 30-40% del solito - soprattutto da famiglie con bambini, gli argini abbastanza frequentati, la zona Bellaria altrettanto, il viale Italia meno, il parco dei salici animato soprattutto da ragazzi. 

E quando sono arrivato alla Madonna dei Braccini, ecco una diversione storica rispetto al tema principale, mi è venuto subito in mente che all'inizio della prima guerra mondiale proprio in quella chiesetta, allora molto lontana dalla città, fu isolato un gruppo di soldati colpiti da epidemia di meningite (vicenda raccontata dallo storico Paolo Morelli in "Così è compiuto il nostro dovere"). Erano i soldati concentrati a Pontedera prima di partire per il fronte e assistiti anche dalla parrocchia che già aveva messo a loro disposizione l'Oratorio di via della Misericordia. Anche in quel caso una malattia infettiva, sicuramente da non paragonare alla pandemia attuale, mentre quella di fine guerra, la tragicamente famosa Spagnola, fu molto più deleteria.

Ma torniamo alla pedalata. Vedere in giro così tanta gente - munita al '90% di mascherine, qualcuna abbassata mentre il resto, soprattutto i ragazzi nel parco, non le avevano o non le 'indossavano' - ci ha fatto pensare che non ci sarebbe stata se fosse stato un primo maggio consueto e dedicato alle gite fori porta - la più famosa è stata quella, durata poco, alla tenuta e villa Toscanelli - e magari fuori regione. Comunque sia, l'allegria che ho visto sul Corso mi ha aperto il cuore, pur se in maniera alternata. Grande gioia che non ha bisogno di spiegazioni e grande timore che la riapertura alle passeggiate, del lavoro che ricomincia domani anche alla Piaggio, e di tutto il resto delle attività in ripartenza, possa provocare nuove situazioni negative.

E qui mi fermo perché il concetto è chiaro a tutti ma anche perché, lo confesso, non saprei come proseguire il discorso se non con un augurio che tutto, e sappiamo cosa vuol dire, finisca. Magari abbastanza presto e bene.

Mario Mannucci
© Riproduzione riservata


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