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Cultura venerdì 25 giugno 2021 ore 18:00

"Santeramo scrive" 1. Appunti di Drammaturgia

Michele Santeramo, drammaturgo insignito di prestigiosi riconoscimenti letterari, è la figura chiave di FestiValdera e 11 Lune in apertura domenica 27



PONTEDERA — Cosa racconterà Luca Zingaretti o meglio Angelo, il suo doppio in scena domenica 27 all’Anfiteatro Era per inaugurare il FestiValdera? Un po’ di pazienza e scopriremo la prima delle cinque storie che Michele Santeramo ha scritto immaginandone una più grande, un contenitore in cui convergono le trame di tutti gli spettacoli. 

Un unicum quello di FestiValdera, di realizzare un festival basato sulla serialità: tutti gli spettacoli hanno lo stesso drammaturgo, lo stesso regista e lo stesso compositore di musiche originali. Tra tutte forse proprio la prima, rimane la figura più in ombra, più misteriosa e quindi abbiamo deciso di scrivere questa miniserie di tre articoli “Santeramo scrive”, per conoscerla meglio.

Capire la figura del drammaturgo, il suo mestiere, la sua formazione, come nasce insomma, la trama di parole che ci fa emozionare in teatro, è stato il primo nodo che abbiamo chiesto a Michele Santeramo di sciogliere. Non tutti forse hanno avuto modo di pensarci, ma scrivere, già di per sé complesso, assume connotazioni molto diverse quando lo si fa per qualcuno che poi quelle parole dovrà portarle sulla scena, dove tutto prende una dimensione diversa, amplificata ed esemplare. Per provare a spiegarlo, ci siamo immaginati di essere uno di quei passeggeri su un treno che occupa per caso la poltrona davanti alla quale si è seduto Michele Santeramo e così è nata questa riflessione.

Quando si parla di scrivere, l’argomento si fa complicato. E’ espressione di qualcosa di noi stessi e come tale spesse volte inafferrabile come concetto da spiegare agli altri ma abbiamo chiesto a Michele di provare a descrivere cos’è per lui: "Scrivere, per me, è sempre stato un atto di conoscenza. Da ragazzino la scrittura mi è servita, sempre, anche con le prime cose che ho fatto, a conoscere qualcosa piuttosto che a riferirla. L’atto del riferire è successivo, è l’esito di un percorso di conoscenza. Questo approccio mi appartiene ancora. Non è solo conoscenza di cose nuove, è anche e soprattutto una più profonda conoscenza di me stesso, uno scoprire sempre più esatto e mai definitivo di quale sia il posto che sto occupando nel mondo.”

Un modo per conoscere e per conoscersi, in pratica quello che gli antichi suggeriscono di fare da millenni, da quando Socrate fece sua la scritta sul frontone del tempio di Apollo a Delfi. Un atto di intimità, quindi, che sappiamo poi verrà violata e regalata al prossimo perché ne faccia uso a sua volta. La responsabilità per quello che sarà detto, del messaggio che quella voce porterà, dipende in primis da lui, dal drammaturgo, il creatore delle parole della scena: “Scrivere drammaturgia, testi per il teatro, porta con sé proprio questo incanto: non si tratta mai di un processo terminato, anche quando il testo sembra pronto ha sempre bisogno di essere nuovamente vivo, di confronto e approfondimento con i punti di vista di chi lo metterà in scena, lo abiterà di fronte agli spettatori, e poi è ancora una volta restituzione altrettanto viva di quelle emozioni da parte del pubblico, del singolo spettatore, in un continuo processo di confronto, approfondimento, ripensamento. E’ un processo, appunto, che ha esiti ma mai definitivi.”

Un processo avviato già da tempo anche quello innescato dall’incontro con il Teatro Era prima e la Fondazione Peccioliper poi. Con quest'anno Santeramo chiude infatti una trilogia iniziata nel 2019 legata al territorio ospitante e ai suoi personaggi che approfondiremo nelle prossima puntate di questa miniserie "Santeramo scrive".

Michele Santeramo è autore di testi teatrali. Nel 2011 vince il Premio Riccione per il Teatro con il testo “Il Guaritore”. Nel 2013 vince il Premio Associazione Nazionale Critici di Teatro (ANCT). Pubblica nel 2014 il romanzo “La rivincita” edito da Baldini e Castoldi e in scena con la regia di Leo Muscato. Vince nel 2014 il premio Hystrio alla drammaturgia. Scrive, nel 2014, “Alla Luce”, per la regia di Roberto Bacci e la produzione di Fondazione Pontedera Teatro. “Il Guaritore” è fra gli spettacoli finalisti del premio UBU 2014 come migliore novità italiana e ricerca drammaturgica. Nel 2015 il Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale Pontedera della Fondazione Teatro della Toscana ha prodotto lo spettacolo ‘da leggere’, “La prossima stagione” di e con Michele Santeramo. Nel 2015 scrive per la produzione del Teatro di Roma e la regia di Veronica Cruciani “Preamleto”. Nel 2017 scrive per la produzione del Piccolo Teatro di Milano “Uomini e no”, dal romanzo di Elio Vittorini. Scrive per il teatro Bellini di Napoli “Tito”.

Nel 2017 il Teatro della Toscana produce “Il Nullafacente”, che lo vede in scena come protagonista, per la regia di Roberto Bacci e “Leonardo Da Vinci. L’opera nascosta”. Nel 2018 e 2019 partecipa in qualità di autore al FestiValdera in cui Santeramo ha scritto la drammaturgia per gli spettacoli presentati da Sergio Rubini, Anna Foglietta, Valeria Solarino, Claudio Santamaria, Edoardo Leo, Luca Zingaretti e Marco D’Amore.

Elisa Cosci
© Riproduzione riservata


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