Nascita di Longone
di Alessandro Canestrelli - domenica 09 ottobre 2022 ore 08:00
(parte prima)
I secoli XVI e XVII sono caratterizzati da continue guerre, invasioni, lotte dinastiche e religiose. Una grave crisi economica e mercantile sono provocati contemporaneamente da fattori bellici, economici e monetari: l’avanzata turco-ottomana a oriente, la perdita del monopolio italiano delle spezie a favore dei Portoghesi, e in ultimo, l’inarrestabile processo inflazionistico, alimentato dal vero e proprio fiume di metalli preziosi provenienti dalle Nuove Indie, che invade i mercati europei dalla Spagna e dai suoi stati satelliti, fra cui i vicereami in Italia. La crisi dell’industria della lana, sotto la concorrenza dei Paesi Bassi e lo spostamento di grandi masse di artigiani e imprenditori a causa delle guerre di religione, concorre alla decadenza economica dell’Italia, che, divisa in tanti piccoli stati e staterelli non può reggere il confronto con le grandi nazioni europee.
Ridimensionata la presenza navale turca dopo la vittoria di Lepanto e contrastata la pirateria barbaresca, in parte finanziata e sostenuta dalla Francia; la corte madrilena, sconfitta Algeri e Tunisi sedi di partenza delle scorrerie piratesche nel Mediterraneo, rinnova l’egemonia sull’Italia con la nascita dei Presidios sulla costa meridionale della Toscana e sull’Elba.
In Toscana, il granduca mediceo cerca inutilmente di ottenere dall’Impero l’investitura sul Principato di Piombino, ma il complicarsi della situazione politica e lo scoppiare della Guerra dei Trent’anni, porta alla reggenza del Principato piombinese ai Boncompagni Ludovisi, di cui Niccolò Primo, nipote di Papa Gregorio XV, regnò dal 1634 al 1664.
La Spagna tiene in saldo possesso lo Stato dei Presìdi con le fortezze di Orbetello, Porto Ercole, Porto Santo Stefano, Talamone e infine Longone, quest’ultima costruita in ottemperanza del trattato del 1557. Nel trattato di Londra è stabilito che la corona di Spagna ha il diritto all’occupazione e al presidio di un luogo nell’isola d’Elba, per costruirvi una fortezza, controbilanciando quella che Cosimo I ha costruito sul versante settentrionale dell’isola. L’utilità strategica di quest’ultima fortezza marittima, oltre ad essere legata alla vasta e complessa strategia spagnola in Italia, è concepita nell’intento di avere una testa di ponte più a settentrione dei ‘Presidios’, con un sicuro e spazioso approdo adatto a ricevere e proteggere le navi della grande flotta militare e commerciale spagnola.
Longone, con l’insenatura di Mola, l’altra sicura e spaziosa rada dell’Elba che guarda a Mezzogiorno, è conosciuto nelle antiche cronache per due fatti assai dissimili, quali la sosta di Papa Gregorio XI, nell’anno 1376, di ritorno dalla ‘cattività avignonese’ e lo sbarco delle truppe del Dragut nell’agosto del 1553, quando sono distrutte tutte le comunità fortificate dell’isola, con l’esclusione della piazzaforte di Cosmopoli.
La costruzione della fortezza di Longone è affidata da Filippo III a Giovanni Alfonso Pimentel, viceré di Napoli. Un grande convoglio di navi giunge l’8 maggio del 1603 nella rada di Mola, scortato da dodici galere. Don Garcia de Toledo assume la direzione dei lavori che iniziano con l’attuazione del progetto con l’innalzamento di cinque grandi baluardi, congiunti da alte cortine, linee murarie difese da larghi fossati.
È presa a modello la cittadella di Anversa, costruita da un altro architetto e ingegnere italiano, Francesco Paciotto da Urbino. La nuova fortificazione di fatto stabilisce la tripartizione dell’isola. Il granduca Ferdinando dei Medici protesta energicamente presso le corti europee, preoccupato per le sorti delle città portuali fortificate di Cosmopoli e Livorno; da parte della Spagna si giustifica tale mossa con il fatto di dover difendere quelle coste dai corsari di Barberia e si ricorda che tutto questo è stabilito negli accordi della ‘Pace di Londra’.
Protetta dalla parte di terra da un largo fossato, da ‘mezze-lune’, ‘cavalieri’, traverse e camminamenti, con un perimetro di 1.700 metri, che allargato alle difese esterne, arriva fino a 2.500 metri, avrebbe potuto contenere duemila armati. La fortezza di San Giacomo, fornita di polveriera, di officine delle due armi di Artiglieria e Genio, è dotata di un grande magazzino di viveri, di un mulino a vento, di diversi edifici a prova di bomba, come gli alloggi degli ufficiali e della truppa, e da molti pezzi di artiglieria di vario calibro con larga dotazione di munizioni e polveri. All’interno della fortezza, accanto alla omonima chiesa sede di Parrocchia si costruisce la palazzina del governatore con piena autorità sia sui militari di stanza sia sui civili che iniziano ad abitare nelle poche case sparse sulla spiaggia: la futura Porto Azzurro.
Alessandro Canestrelli