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Attualità venerdì 28 dicembre 2018 ore 15:00

"Indignato per il presepe di don Zappolini"

Don Gian Luca Palermo (foto da FB)

Don Palermo, collega di Zappolini, ha scritto una lettera aperta ai fedeli. Qualche critica anche all'interno della parrocchia perignanese



LARCIANO — Il presepe provocatorio di don Armando Zappolini continua a far discutere e dividere. Sulla scia del ministro dell'Interno Matteo Salvini, tra i primi a criticare il presepe perignanese, mugugni arrivano dalla stessa parocchia di don Zap e dalla diocesi sanminiatese. Don Gian Luca Palermo, giovane parroco di Castelmartini di Larciano, appartenente alla stessa diocesi di don Zappolini retta dal vescovo Migliavacca (che invece ha difeso don Zap), ha messo nero su bianco la sua indignazione, criticando apertamente la Natività nel cassonetto del collega.

Di seguito la lettera aperta di don Gian Luca Palermo. 

"Con tanta amarezza ma anche convinzione e in semplicità voglio dare voce alla mia indignazione e a quella di tantissimi fedeli e anche confratelli sacerdoti e parroci che, per le scelte di qualche sacerdote, hanno dovuto fare fronte a tanta confusione generata fra il popolo, in questi giorni in cui si celebra un messaggio di Comunione e di Pace.

Il presepe è sacro. La Chiesa insegna a noi pastori a non porci politicamente nel servizio ai fedeli e che i segni religiosi non si possono strumentalizzare per fini politici. È motivo di vergogna e di scandalo se questo accade.

La cultura cattolica non è qualcosa che ci allontana dagli ultimi o dal vangelo ma piuttosto ci permette di essere noi stessi, di godere di un patrimonio di fede vissuta nel tempo e nella vita che ci rende orgogliosi di quello che siamo e che si esprime in moltissime forme e ambiti del vivere umano. Essa è portatrice di tradizioni, usanze, stili di vita, di una visione valoriale che ha fecondato il nostro paese, lo ha fatto crescere.

Lo insegniamo tutti giorni ai ragazzi noi insegnanti di Religione. La prima cosa che si deve fare parlando di essa è usare RISPETTO. I simboli, come il presepe, che la cultura cattolica ci ha trasmesso son quelli che ci hanno insegnato a credere nella solidarietà, nella sacralità della vita, nell'uguaglianza, nel rispetto, nell'accoglienza, nella pace, nel servizio... se qualcuno è disturbato da questa cultura preoccupa, si chieda perché ma senza fare di questa l'opposto del vangelo.

Siamo d'accordo che il vangelo vada vissuto per convinzione e non per tradizione ma non si può buttare via il bambino con l'acqua sporca. Non credo vada posta la scelta tra la difesa della cultura cattolica e il vangelo perché le due cose sono profondamente connesse, la prima è frutto della seconda e la seconda sta alla base della prima. Più paura e più pericolo è creato piuttosto da chi in nome della accoglienza questa cultura la cancella, la rinnega in nome di un falso rispetto verso chi è diverso per cultura o per fede. Ecco questo è pericoloso e succede troppo spesso in questo paese. E tanta gente oggi commette questo errore, se poi si aggiungono gesti spettacolari che sostengono questo delirio allora si che l'accoglienza diventa un miraggio. Quella vera, quella dove c'è dialogo e scambio rimanendo ciascuno se stesso. A causa di questo falso concetto di accoglienza i nostri paesi son deserti spirituali, privi di segni identitari, a Natale solo allegre "feste dell'albero" e casette di Babbo Natale.

Tutto questo in nome dell'accoglienza e di tante altre belle parole ma vuote di fede e di umanità. Le nostre città diventano deserti che non parlano di niente e nessuno o almeno non di noi. La cultura cattolica che qualcuno osteggia è quella che con il presepe ed altri simboli cristiani ha trasmesso a generazioni la vita buona del vangelo, i valori sempreverdi e universali sopra richiamati. Bene stare dalla parte del vangelo ma stiamoci fino in fondo, accogliendo davvero.

Il Papa, per favore, se lo citiamo facciamolo integralmente, non solo in ciò che conferma le nostre tesi. "Bisogna accogliere ma non massicciamente, perché non si può. integrarli con la prudenza del governo. ... La parola apertura è frequente. Questo indica una voglia di universalità, nella misura in cui si possa integrare, e che non sia una minaccia contro la propria identità. Apertura prudente e ben pensata. Oggi il problema dei migranti è grave in tutto il mondo e non è facile studiarlo. In ogni Paese ha diverse connotazioni".

Queste sono pure parole del Papa, del 26 settembre scorso, ma non le ho sentite ricordare. BASTA con lo strumentalizzare il vangelo e i suoi valori e i suoi simboli. PER FAVORE. Perché fa male, a tutti. Quello che vuol essere motivo di riflessione in realtà, così posto, genera solo scontro, toni accesi, fraintendimenti, tutto ciò è lontano dai valori che si vorrebbero sostenere con certe provocazioni. Di queste siamo stufi e chiediamo che si giunga alla fine.

A chi è offeso propongo discretamente questa mia riflessione che esprime un pensiero diverso, se può consolare, che è pensiero di tanti. Mi auguro, non solo io, di sentire una parola da chi ne è titolato verso questi episodi che pare si ripetano spesso. Una parola che sia l'ultima, senza la quale ne passerebbe sicuramente un'altra, quella che dice che va bene così, che si può fare, tutti e sempre

Don Gian Luca Palermo - Parroco di Castelmartini di Larciano - Diocesi di San Miniato".


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