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Attualità domenica 24 marzo 2019 ore 07:30

Antonio e Luigi, i nostri generali

Uno gran capitano di ventura quattrocentesco, l'altro anche amico di Garibaldi. Due storie divise da 4 secoli e più.



PONTEDERA — Sono due, divisi da quattro secoli e mezzo, i militari di più alto grado nella storia di Pontedera. Il primo, Antonio da Pontedera (dove è semisconosciuto), quattrocentesco capitano di ventura citato dal Machiavelli e dall' enciclopedia Treccani fra i personaggi famosi, riuscì addirittura a conquistare un parte di Roma dove penetrò tre volte al comando delle sue truppe, ma finendo ucciso e scorticato da quelle papaline.

Il secondo, il generale Luigi Stefanelli, operò fedelmente al servizio prima del Granducato di Toscana e poi per la nuova Italia unita, per la quale combatté anche nella repressione del banditismo meridionale post unitario inneggiante ai Borboni cacciati da Garibaldi (nel sud quei guerriglieri-banditi sono però considerati eroi da una parte della popolazione). Stefanelli diventò anche amico di Giuseppe Garibaldi che portò a Pontedera a cercare volontari, partirono in 5, per la liberazione (mancata) della Roma papalina, poi liberata-conquistata dai bersaglieri dell'esercito sabaudo. L'eroe dei due mondi parlò da una finestra o terrazzino del piazzone - vedi lapide - sopra l'attuale bar Giannini già presente nel '600 come locanda e primo locale pubblico della città. 

Antonio da Pontedera fu anche inserito da Paolo Uccello nel grande trittico sulla battaglia di San Romano (ora diviso tra tre musei internazionali) nella quale comandava la fanteria anti fiorentina e dove, ferito e disarcionato, rischiò di morire affogato in fosso. Che fu invece la sua salvezza perché si finse morto. Mentre Luigi Stefanelli fu un militare più ligio ai poteri politici-istituzionali che si susseguirono a metà '800 e anche più attento a costruirsi una importante carriera.

Stefanelli è il nome dell'omonimo palazzo da 170 anni sede del Comune che a metà '800 vi si trasferì dal Palazzo Pretorio, ormai troppo piccolo perché c'erano anche la magistratura, la polizia e le carceri, comprandolo (tramite intermediario) dal fallimento dei grandi imprenditori della seta, gli Stefanelli, che l'avevano costruito fra '700 e 800. 

Il capitano di ventura Antonio diventato (per poco) conte di Anagni, Alatri e Serentino, morì nel 1436 a circa 36 anni d'età. Invece il generale Luigi, nato in via oggi Gotti - vedi lapide - morì ottantenne nel 1883 ed ebbe onori e celebrazioni. Alla sua morte la famiglia donò la sua spada al Comune, dove però non è stata più trovata. Forse perché piaceva a qualcuno...

Su Antonio da Pontedera ("Quando Pontedera conquistava Roma", Tagete ) c'è un libro da 10 anni mentre dopo altrettanti anni di preparazione è stato ora lanciato il libro sul generale Stefanelli, "Un toscano nel Risorgimento", Tagete) presentato alla biblioteca dall'assessora Liviana Canovai, Roberto Cerri e Michele Quirici, e scritto da Marco Manfredi in collaborazione con Alessio Petrizio dell'università di Padova.
E sul generale Stefanelli e sul suo amico Garibaldi sono state fatte in città anche due rievocazioni popolari molto applaudite.


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